Ancora una volta, esprimendo profonda preoccupazione per il destino di molte persone costrette a lasciare la loro terra natia a causa di guerre, persecuzioni e discriminazioni, Papa Francesco ha sottolineato che l'atteggiamento nei loro confronti “rappresenta un campanello di allarme che avvisa del declino morale a cui si va incontro se si continua a concedere terreno alla cultura dello scarto”. Infatti, su questa via, ogni soggetto che non rientra nei canoni del benessere fisico, psichico e sociale diventa a rischio di emarginazione e di esclusione".
Il Santo Padre ha affermato che la presenza dei rifugiati nella società moderna sta spingendo per "il ripristino di alcune dimensioni fondamentali della nostra esistenza cristiana e della nostra umanità".
"Non si tratta solo di migranti: si tratta anche delle nostre paure. Le cattiverie e le brutture del nostro tempo accrescono il nostro timore verso gli altri, gli sconosciuti, gli emarginati, i forestieri. E questo si nota particolarmente oggi, di fronte all'arrivo di migranti e rifugiati che bussano alla nostra porta in cerca di protezione, di sicurezza e di un futuro migliore. È vero, il timore è legittimo, anche perché manca la preparazione a questo incontro. Il problema non è il fatto di avere dubbi e timori. Il problema è quando questi condizionano il nostro modo di pensare e di agire al punto da renderci intolleranti, chiusi, forse anche - senza accorgercene – razzisti", chiosa Papa Francesco.
Il Pontefice ha ripetutamente invitato la comunità internazionale e tutte le persone di buona volontà a fornire assistenza completa ai rifugiati.
Nel gennaio 2018 Francesco, "per motivi pastorali", ha deciso di posticipare la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, precedentemente celebrata dai cattolici da metà gennaio a settembre.