L’Unione Europea in cerca di autorevolezza in politica estera

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Il 26 maggio si terranno le elezioni europee, si prevede un successo delle forze cosiddette “sovraniste”, quelle che tendono a salvaguardare le identità e gli interessi dei singoli paesi comunitari.

Per un analisi su quali potranno essere le prossime politiche della UE in caso di tal risultato Sputnik Italia si è rivolto all’onorevole della Lega Matteo Bianchi, attualmente segretario della XIV Commissione per le Politiche Comunitarie e membro della Delegazione parlamentare della NATO.

– Tutti quanti ci auguriamo che il 26 di maggio esca dalle urne un risultato entusiasmante per tutte quelle forze che chiedono una discontinuità all’interno del governo dell’Unione Europea. Questo ovviamente avrà anche ricadute sugli stati membri a partire dal nostro approccio. Noi riteniamo che l’UE sia un organismo altamente burocratizzato che non rispetta i popoli dell’Europa stessa, in quanto il processo legislativo dell’Unione Europea parte dell’alto, dai palazzi di vetro di Bruxelles, per essere calato verso il basso tentando di cancellare tutte quelle differenze che hanno fatto grande l’Europa. L’Europa è diversa dalla Finlandia al Portogallo, dalla Francia alla Grecia. L’Europa può guardare al futuro solo se cambia questo approccio coinvolgendo i territori nel processo decisionale delle istituzioni europee, con un approccio totalmente europeo che parta dal basso verso l’alto, quindi: dai comuni, dalle regioni, dagli stati membri ed evidentemente dai cittadini che essi rappresentano per cercare di rendere più adeguata tutta la legislazione europea, che dal mio punto di vista deve essere la meno invasiva possibile.

© Foto : Matteo BianchiL’onorevole Matteo Bianchi
L’Unione Europea in cerca di autorevolezza in politica estera - Sputnik Italia
L’onorevole Matteo Bianchi
Bisogna applicare quel principio di sussidiarietà che è inserito all’interno dei trattati europei come il trattato di Lisbona. Peccato che tale principio sia solo scritto sulla carta e non venga applicato al concreto. Il principio di sussidiarietà ci dice che bisogna lasciare alle istituzioni, ai territori più vicini ai cittadini la possibilità di sviluppare azioni politico-amministrative per gli stessi cittadini laddove questo sia possibile. È evidente che ci sono tutta una serie di argomenti che possono essere demandati ai comuni, alle regioni e agli stati membri, senza l’ingerenza dell’Europa. Questo, purtroppo, almeno nell’ultimo decennio, non si è verificato, poiché l’Europa tende a regolamentare tutto dalla sfera commerciale fino ad argomenti anche di natura valoriale. Questa cosa per noi è inaccettabile.

– Secondo Lei quali dovranno essere le politiche estere dell’UE? Riuscirà l’Europa ad esprimere una sua autonomia comunitaria?

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– Attualmente l’Unione Europea non ha una politica estera che possa rappresentare l’interesse di tutti gli stati membri. Lo abbiamo visto negli ultimi anni con le grandi crisi internazionali: “primavere arabe”, Ucraina.. L’Europa non ha saputo esprimere una posizione di autorevolezza, tramite sia il presidente della Commissione Europea, che il suo rappresentante per gli Affari Esteri. Questo dato pone una serie di criticità, con questo vuoto di autorevolezza ogni stato membro tende a far passare la propria linea di politica estera come la linea in politica estera dell’Unione Europea. Gli stati più autorevoli dal punto di vista politico ed economico, uno su tutti la Germania, tendono a prevaricare gli altri stati europei che magari hanno interessi differenti. Ecco, credo, invece, che l’Unione Europea debba tentare di trovare posizioni comuni nell’interesse di tutti gli stati membri.

Credo che l’emancipazione dell’Europa sia qualcosa di fondamentale. Faccio l’esempio di ciò che è successo nel Mediterraneo: l’Europa ha subito una serie di frizioni, contrapposizioni e movimenti geopolitici che hanno portato alle “primavere arabe”; di riflesso ne ha subito le conseguenze, nella fattispecie il fenomeno delle migrazioni e il conseguente terrorismo arrivato da quelle aree del mondo islamico destabilizzate. Con una politica estera lungimirante dell’Unione Europea non asservita solo ad alcuni stati membri dell’Unione o ad altre grandi potenze, ciò non sarebbe successo.

– In Ucraina la vittoria del nuovo presidente Zelensky indica una netta discontinuità rispetto al suo predecessore. Secondo Lei come si dovrà ora rapportare l’Europa con Kiev?

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– L’Ucraina è un partner con cui relazionarsi per tentare una possibile distensione dei problemi che ben conosciamo, soprattutto in relazione al Donbass. Se l’Unione Europea attuerà il suo ruolo con lungimiranza diverrà un elemento di distensione verso le contrapposizioni e le frizioni presenti in quell’area. Sembra però che l’Unione Europea, e qualche sospetto ce l’hanno un po’ tutti, abbia utilizzato una serie di politiche di assistenza economica per tentare non tanto d’aiutare il popolo ucraino per risolvere una serie di problemi, ma solo per andare contro tutto il mondo russo. Ecco, questo tipo di approccio, dal mio punto di vista, è sbagliato. L’Unione Europea, così come tutti i paesi occidentali, deve aiutare il popolo ucraino e favorire la distensione dei rapporti per arrivare finalmente a un processo di pace stabile e duraturo.

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Per ciò che concerne gli aiuti economici che l’Unione Europea ha dato all’Ucraina, quello che io chiedo è di capire come questi contributi, che assommano a circa una decina di miliardi di euro nel corso di questi anni, sono stati utilizzati da parte della politica ucraina. Questo perché, me ne sono reso conto di persona, l’Ucraina vive un momento dove la sua economia è assolutamente fragile, dove non riesce a camminare in maniera autonoma, dove il popolo ha manifestato anche tramite queste libere elezioni una serie di malcontenti soprattutto dovuti alla corruzione delle ingerenze degli oligarchi all’interno della politica. Sempre dal mio punto di vista non mi pare che questi soldi abbiano avuto una ricaduta così positiva come ci si aspettava per risolvere i problemi del paese. Se, evidentemente questi soldi sono stati utilizzati male dal precedente governo ucraino, io credo che l’Unione Europea debba chiederne conto e quantomeno correggere l’approccio che ha tenuto in passato.

– Mentre da una parte l’UE con le politiche di austerità ha affossato Paesi membri come la Grecia, dall’altra assiste economicamente Paesi che nemmeno fanno parte della stessa Unione. Non Le sembra un paradosso?

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– In alcuni Paesi, compresa l’Italia, che l’establishment europeo ha messo nel mirino non avendo un governo “allineato” l’UE fa le pulci sullo “zero-virgola” del rapporto deficit-Pil ec. ec.. e poi stanzia una quantità enorme di miliardi di euro per alcune politiche, mi riferisco all’Ucraina, senza nemmeno chiedere conto di come vengono utilizzati questi soldi. È un paradosso! E l’Ucraina non è l’unico caso. Anche come considerazione di politica interna italiana rivendicheremo sicuramente tramite i nostri futuri eletti nel parlamento europeo un approccio diverso. Non è possibile usare due pesi e due misure semplicemente perché ci sono interessi in gioco, certamente di natura geopolitica, che devono solamente virare da una parte, mentre l’interesse di alcuni popoli che stanno soffrendo per le cosiddette politiche di austerità non vengono minimamente presi in considerazione.

– E nel rapporto con gli Stati Uniti?

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– Il governo italiano e la Lega hanno degli ottimi rapporti con l’attuale amministrazione americana a guida Donald Trump. Credo che, ci auguriamo, l’Italia la dove non riuscisse l’Unione Europea per quelle carenze di autorevolezza e di mancanza di lungimiranza politica che ho descritto, possa sviluppare un ruolo di distensione sulle tensioni che attualmente insistono ancora nel Donbass. L’Italia ha sempre dichiarato di voler rimanere all’interno dell’Alleanza Atlantica e nell’orbita degli Stati Uniti. È nell’interesse di tutti cercare di risolvere presto o tardi una tensione che probabilmente, a livello del popolo ucraino, nessuno vuole ma che è stata creata da una serie di errori geopolitici del passato e che i governi attuali si trovano ora a dover gestire. Con l’elezione di Trump gli americani hanno dato un segnale di discontinuità dalla passata amministrazione di Barack Obama che ha creato una serie di tensioni nel mondo che non si erano mai viste nel recente passato e che, purtroppo, ancor oggi dobbiamo gestire e risolvere.

L'opinione dell'autore può non coincidere con la posizione della redazione.

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