"Con profondo sconcerto non comprendiamo le ragioni della posizione politica italiana. Non capiamo perché il Paese europeo a noi più vicino non prenda una posizione chiara e netta contro il dittatore Maduro e non chieda, con forza, libere elezioni sotto l'egida della comunità internazionale e lo sblocco degli aiuti umanitari. Sono sicuro che il popolo italiano è dalla nostra parte, dalla parte della democrazia, della libertà e della giustizia", lo dichiara il presidente autoproclamato del Venezuela in una lettera agli italiani.
Guaidò ha sottolineato nella lettera che "59 Paesi nel mondo e il Parlamento europeo hanno riconosciuto l'Assemblea Nazionale e quindi la mia persona quale Presidente provvisorio del Paese, con il preciso e limitato compito di portare il Venezuela, al più presto, a libere e democratiche elezioni. L'Italia è uno dei pochi Paesi che non ha ancora riconosciuto questo percorso".
In precedenza Guaido ha inviato le lettere con le proposte di incontro ai viceministri italiani Matteo Salvini e Luigi Di Maio. L'11 febbraio Matteo Salvini ha ricevuto la delegazione pro-Guaidò al Viminale.
Il presidente del parlamento venezuelano Juan Guaidò il 23 gennaio si è dichiarato capo dello stato per la durata del governo provvisorio. Gli Stati Uniti e un certo numero di altri paesi hanno dichiarato il riconoscimento di Guaidò e hanno chiesto che il presidente venezuelano Nicolas Maduro, la cui elezione non è considerata legittima, non consentisse azioni violente contro l'opposizione. Maduro si è definito il presidente costituzionale del paese e ha chiamato il capo del parlamento dell'opposizione "un fantoccio degli Stati Uniti". Il 4 febbraio 18 dei 28 Paesi della UE hanno riconosciuto il leader dell'opposizione Juan Guaidò come presidente ad interim del Paese, mentre l'Unione Europea in qualità di istituzione comunitaria non ha ancora compiuto questo passo per la mancata unanimità.