Dall'inizio del millennio, la dipendenza dell'economia tedesca dal commercio estero ha comportato una strana dipendenza dalla forza dell'economia cinese. Mentre la Cina sperimentava una crescita esplosiva nei primi anni 2000, gli esportatori tedeschi — acclamati per i loro prodotti ingegneristici di alta qualità — trovarono una miniera d'oro: un governo cinese che investiva su una scala storicamente senza precedenti in infrastrutture d'avanguardia, consumatori con un appetito insaziabile per Mercedes e BMW e un sistema produttivo che si modernizzò con macchine utensili di fascia alta. Tra il 2004 e il 2006, praticamente tutto l'aumento delle esportazioni della Germania è andato verso la Cina. Inoltre, nel 2009, le autorità cinesi salvarono i produttori tedeschi sull'orlo del baratro a causa dal disastro provocato dalla crisi finanziaria globale. Gli stimoli fiscali e creditizi cinesi, progettati per stimolare l'economia domestica, crearono invece una vorace domanda di prodotti tedeschi.
Così la Germania — e l'Europa, come un vagone al suo traino — hanno ripreso a crescere nel 2017 quando i responsabili delle politiche cinesi, frustrati dalla loro incapacità di raggiungere gli obiettivi assurdamente alti di crescita del PIL, hanno iniettato un nuovo round di stimoli.
Tuttavia le autorità governative di Pechino verso la fine del 2017 temendo di gonfiare ulteriormente la bolla del credito, hanno pigiato il pedale del freno degli stimoli, con la conseguenza di aver fatto rallentare tutto il commercio mondiale.
L'ovvia conseguenza della politica fiscale di Pechino ha così fatto svanire la produzione industriale tedesca; il PIL di Berlino si è contratto nel terzo trimestre del 2018 ed è a malapena cresciuto nel quarto trimestre. Anche l'indice del mercato azionario blue chip registrò un brusco calo. La conseguenza finale di questo scenario di rallentamento della crescita del commercio mondiale, combinato con una Germania più debole, è stata il rapido rallentamento della crescita europea.
Nel febbraio 2018, un tribunale tedesco ha stabilito che le autorità municipali e cittadine potranno limitare l'utilizzo delle auto diesel senza la necessità di un intervento legislativo federale. A maggio, Amburgo ha infatti vietato le auto diesel su alcune strade cittadine. Soprattutto, le auto elettriche sostituiranno gradualmente l'odierna auto con motore a combustione interna. E in questa particolare innovazione tecnologica, i produttori tedeschi sono in ritardo rispetto ai leader mondiali.
La Germania retrocederà nella serie B dei paesi produttori?
La caratteristica fondamentale della manifattura tedesca è quella di essersi sempre reinventata negli ultimi decenni anche grazie ad un sistema di apprendistato invidiabile, ma con la debolezza di essere rimasta sempre all'interno dello stesso quadro di eccellenza ingegneristica.
La Germania dunque è un esempio emblematico di una grande potenza economica che ha paura di rinunciare a un passato glorioso e quindi si trova intrappolata nel presente. L'industria automobilistica, politicamente potente, infatti sta facendo pressioni per frenare il cambiamento necessario. Questo anche con l'aiuto del cancelliere Angela Merkel che si è opposta, per esempio, a limiti di emissione più elevati per le automobili. Per lei infatti, un cambiamento troppo rapido potrebbe inaridire la capacità di generare ricchezza delle reti di produzione dell'automotive tedesco.
La Merkel ritiene inoltre che l'ira dei tedeschi in età avanzata sia acuita dalla continua innovazione industriale. Gli anziani tedeschi sono infatti in prima fila nelle crescenti tensioni sociali e politiche del paese. Come hanno notato Alexander Roth e Guntram Wolff, del think tank Bruegel con sede a Bruxelles, gli elettori del partito antieuropeo Alternative für Deutschland sono per lo più uomini anziani, scarsamente istruiti, che vivono in aree non urbane e i cui lavori di produzione ben retribuiti sono sempre più trasferirti in paesi dell'Est Europa a basso salario o addirittura eliminati dall'automazione. I nuovi posti di lavoro invece sono sempre più nel settore dei servizi con contratti temporanei e con salari e benefici ridotti.
Il trauma sociale di questa transizione economica sta erodendo il consenso per i principali partiti politici tedeschi mentre i nuovi partiti populisti influenzano sempre di più gli elettori. Di conseguenza il sistema politico si sta frammentando, minacciando così la decantata stabilità politica del paese.
Di Ashoka Moody
Fonte: Contropiano
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