Allora il leader turco fu massacrato dal mainstream occidentale. Ogni occasione era buona per stilare un'infografica dei cittadini da lui fatti arrestare. Gli era pure stato vietato di mandare i suoi ministri a parlare coi turchi nei vari Paesi europei per spiegare le ragioni del referendum che prevedeva maggiori poteri nelle sue mani. Era stato trattato dalle Nazioni Unite come un delinquente, nonostante avesse appena subito un golpe in piena regola. Invece ora col buon Emmanuel ci si limita alla cronaca o al massimo gli osservatori più coraggiosi osano parlare di un fallimento delle sue politiche. Nessun giornale, invece, sta difendendo la sovranità che quei francesi in gilet giallo dimostrano essere ancora radicata nell'animo degli europei.
Macron è l'ennesimo eurocrate salito al vertice grazie alla finanza e alle giuste frequentazioni. La sua reale autorevolezza politica è davvero molto scarsa. Ci si aspetterebbe ora che Olanda e Germania, le quali nei mesi successivi al repulisti di Erdogan fecero carta straccia della Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche, applichino lo stesso metro di giudizio anche con Macron, annullando le future visite del leader francese. Ma così non sarà: lo si capiva già pensando a quella Spagna che aveva arrestato i leader catalani indipendentisti regolarmente eletti dai loro cittadini. E così, quelle libertà di popolo sbandierate in tutti gli Stati del Medioriente per legittimare gli interventi militari arretrano miseramente quando i fattacci accadono dentro l'eurozona.
L'economista spiega: Lo ritenevo in gamba, ma i francesi si sono accorti della verniciatura, neppure fatta bene, di un muro pieno di crepe. Macron aveva annunciato che il suo programma sarebbe stato costituito da due parti. Apriva alla destra, all'élite, alla borghesia imprenditoriale, garantendo la riduzione delle tasse sul capitale finanziario. E offriva però alla sinistra, al popolo, un miglioramento delle condizioni economiche. L'aiuto alla destra c'è stato subito. I ricchi e i ricconi si sono visti alleggerire le tasse sui capitali, ha lasciato intatte solo quelle sul patrimonio immobiliare. Ai poveri invece ha servito il nulla. L'aumento della benzina è stata una vera provocazione. Quella provocazione, frutto dell'ignoranza sulle condizioni del territorio, ha scatenato la protesta. La gente ha pensato: questo qui toglie le tasse ai ricchi e le mette a noi poveri.
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