È certo che Donald Trump ha rafforzato la sua presenza nel Senato (52 senatori contro i 46 democratici). È altrettanto certo che il presidente in carica ha perduto la maggioranza nella Camera dei rappresentanti (196 deputati repubblicani, cioè 28 di meno, contro i 223 democratici, cio' 28 di più).
Tuttavia pochi commentatori hanno rilevato qualche fatto che, invece, ha visto Umberto Pascali, analizzandolo sull'autorevole sito Global Research. Per esempio la circostanza che la candidata vincente del Partito Democratico per uno dei seggi californiani della Camera dei Rappresentanti, Nancy Pelosi, ha fatto la sua prima dichiarazione dopo la vittoria che è apparsa a molti come la fotocopia del programma di Donald Trump. La Pelosi ha addirittura usato un termine caro a Donald Trump, promettendo "guerra contro la palude washingtoniana", invitando poi il partito repubblicano, senza nominarlo, ad una "gestione comune" delle questioni che dividono i due partiti.
Dichiarazione piuttosto sorprendente, alla quale ha immediatamente fatto eco una dichiarazione dello stesso Trump, che ha promesso di portare i voti repubblicani alla Pelosi — che ha molti nemici all'interno del Partito Democratico — per consentire la sua elezione alla presidente della Camera dei rappresentanti, in caso le venisse a mancare l'appoggio pieno del suo partito.
E c'è un altro segnale piuttosto rilevante dietro a questo scambio di gentilezze: la signora Pelosi ha messo nel suo programma elettorale un vasto piano di ammodernamento delle infrastrutture della California, che sono in uno stato di deplorevole arretratezza. Un'attenzione esplicita, dunque, al tema centrale della politica economica trumpiana, di rilancio dell'economia reale, contro la finanziarizzazione dominante nelle presidenze Clinton, Bush, Obama. Per uno stato importante come la California questo significherebbe decine di migliaia di posti di lavoro, e avrebbe una risonanza sulle politiche degli altri stati americani. Dunque un favore a Nancy Pelosi, ma un ritorno politico nazionale per il presidente in carica.
L'opinione dell'autore può non coincidere con la posizione della redazione.