L'economista cremonese afferma:
pensare che l'Europa possa ignorare le regole fiscali esistenti e, a maggior ragione, che possa intervenire a sostegno dell'Italia in caso di crisi, senza chiedere nulla in cambio, è del tutto irragionevole.
Cottarelli, già commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica nel governo Letta, aggiunge che il problema di fondo è quello che spesso causa le guerre (economiche in questo caso): anche se una soluzione conflittuale non conviene a nessuno, cedere alle pressioni dell'altra parte comporta una perdita di credibilità e sovranità che non è sostenibile a livello politico. Occorrerebbe capire che, in queste condizioni, giocare d'azzardo («playing chicken» come si dice in inglese), usare l'arma del ricatto, contando sulla paura che la crisi dell'Italia causi la crisi dell'Europa e forse del mondo, non può portare a nessun risultato a noi favorevole.
Cottarelli, in conclusione, sentenzia: Si potrebbe dire che anche l'Italia deve difendere la propria sovranità. Vero, ma l'adesione volontaria dell'Italia al club dell'euro (e ricordiamo che all'epoca la stragrande maggioranze degli italiani voleva l'adesione all'euro) ha comportato l'accettazione delle regole europee: non si può far parte di un club e poi violarne le regole. Se queste non piacciono e non si possono cambiare, se c'è stato un ripensamento sull'euro allora non resta che uscire dal club, anche se "non sta nel contratto".
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