Tre giorni per discutere i rapporti bilaterali Italia-Russia

CC BY 2.0 / Dmitry Dzhus / RomeRoma, bandiera italiana
Roma, bandiera italiana - Sputnik Italia
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Dal 28 al 30 settembre in tre città italiane: Roma, Napoli e Lamezia Terme si terrà una conferenza, promossa da Cantiere Laboratorio e Gioventù Controcorrente, in collaborazione con le associazioni Speranza, Russkoe Pole e Madre Russia, sul tema di relazioni bilaterali italo-russi.

In tre giornate di lavoro gli esperti russi ed italiani discuteranno realtà attuali della cooperazione economica, politiche estere e interne della Federazione Russa, la sicurezza internazionale e soluzioni ai problemi che l'Europa sta affrontando".

Per maggiori informazioni Sputnik Italia ha raggiunto lo scrittore Luca D'Agostini e Irina Vikhoreva, presidente dell'Associazione italo-russa Speranza.

— Irina, qual è il programma della conferenza?

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— Lo scopo principale è presentare la Russia nella sua vera veste al pubblico italiano. Il nostro programma in ogni città si articola in due parti. Nella prima ascoltiamo le relazioni dei due esperti: Vladimir Anikovich, direttore del Dipartimento per gli affari internazionali di Media Holding "Regioni della Russia" in visita ufficiale in Italia con la tesi direzionale della politica economica della Russia, e Nazir Evloev, ex portavoce degli Interni in Inguscezia, attualmente presidente dell'Associazione Internazionale di Blogger con le tesi di politica interna ed estera della Russia. Durante le conferenze si terrà l'esposizione della Mostra Internazionale del disegno del progetto "Scuole del mondo"di gemellaggio fra le scuole di Roma, Lozzolo, Mosca, Lugansk e Krasnodon che seguiamo dal 2014 con il concorso "Favole russe". Inoltre, la seconda parte delle conferenze è internamente dedicata alla presentazione del libro di Luca Leonardo D'Agostini "Dalla parte del presidente Putin".

— Luca, potrebbe raccontarci di Suo libro?

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— Questo libro ha lo scopo di portare il lettore a conoscenza di una serie di fatti, circostanze e considerazioni utili per comprendere la totale falsità delle accuse mosse dal sistema mediatico occidentale nei confronti del Presidente Vladimir Putin. La demonizzazione di Putin è un elemento essenziale della propaganda occidentale e nel corso degli ultimi anni ha raggiunto i livelli di vera e propria isteria. Il messaggio del mio libro è questo: far prendere coscienza all'opinione pubblica occidentale. Ultimamente il Presidente Putin viene addirittura mostrato come il crudele aggressore dal quale occorre proteggersi, addirittura ipotizzando una eventuale conquista delle Repubbliche Baltiche e della Polonia. In questo libro ho analizzato i più evidenti casi di manipolazione dell'informazione riguardante Vladimir Putin. Credo sia necessaria una immediata presa di coscienza collettiva da parte dell'opinione pubblica occidentale, soprattutto considerando quanto diceva Mark Twain: "Una bugia fa in tempo a viaggiare per mezzo mondo mentre la verità si sta ancora mettendo le scarpe.

— Negli ultimi anni Putin venga additato da una parte consistente dell'opinione pubblica occidentale come uomo ombra delle ultime elezioni americane, artefice di inconfessabili ingerenze e ideatore di mire espansionistiche. Secondo Henry Kissinger, "la sua demonizzazione non è una strategia, ma un alibi per nascondere la mancanza di strategia". Condivide questo parere dell'ex Segretario di Stato USA?

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— Non proprio! In realtà seppur confusa e talvolta vorrei dire anche ridicola, dietro tale demonizzazione io intravedo una strategia! Di Kissinger, condivido maggiormente il suo intervento all'incontro annuale della Trilateral Commission, avvenuto a Washington il 26 marzo 2017, quando ha affermato: "Sulla Russia credo ci sia una certa incomprensione. Putin non è la replica di Hitler, e non intende lanciare una politica di conquista. Il suo obiettivo è ripristinare la dignità del proprio Paese, da San Pietroburgo a Vladivostok, come è sempre stato. Considerare Mosca come un potenziale membro della NATO è sbagliato. Dipingere Putin come il super cattivo globale è un errore di prospettiva e di sostanza." Certamente quello tra Stati Uniti e Russia è un rapporto altalenante, complesso e complicato, fatto di momenti di intesa controbilanciati da profondissime crisi diplomatiche e militari. Le modalità con cui venivano bilanciati i rapporti tra le due superpotenze in tempo di guerra fredda non sono cambiati. E` uno scontro non solo diplomatico, ma soprattutto valoriale. Le persone di età più matura ricorderanno certamente come nel dopoguerra, in Italia, si terrorizzava l'opinione pubblica affermando che in Unione Sovietica mangiavano i bambini. Anche se oggi cambiano le parole, questa demonizzazione ricalca le note di un ritornello ormai vecchio. Contrariamente a quanto affermato da Kissinger, in relazione all'assenza di strategia, credo la demonizzazione del Presidente Putin, sia a tutti gli effetti una strategia militare. Infatti a proposito di strategia, nell'"arte della guerra", il trattato di strategia militare scritto tra il VI ed V secolo a.C. dal generale e filosofo cinese Sun Tzu, vi è scritto che "tutte le operazioni di guerra sono basate sull'inganno".

La geopolitica e la politica internazionale sono materie molto complesse e purtroppo l'opinione pubblica è inspiegabilmente non appassionata di argomenti che in realtà influenzano decisamente la loro vita. Ci si affida quindi a cinque minuti di telegiornali farsa per costruirsi la propria opinione. Chi demonizza il Presidente Putin, tali modalità di manipolazione le conosce benissimo. Occorre tenere sempre bene a mente che i media occidentali, rispondendo ad interessi politici strategici delineati dai loro governi, hanno bisogno di distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica dalle vere strategie in atto.

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Quindi ritengo che alla base dell'opera di demonizzazione del Presidente Putin, una strategia seppur confusa e talvolta patetica sia del tutto riscontrabile. Il triste e tragicomico spettacolo messo in scena dalle cancellerie occidentali ha il fine di destabilizzare la Russia. E ad ammettere questa intenzione è stato proprio lo statunitense George Friedman, ispiratore delle decisioni geopolitiche dei governi degli Stati Uniti, fondatore dell'agenzia di intelligence Stratfor e molto apprezzato da certi ambienti repubblicani. Infatti, il 3 febbraio 2015, al Chicago Council of Global Affairs, in occasione della presentazione del suo ultimo libro, in relazione alla Russia, Friedman ha dichiarato: "L'obiettivo non è vincere il nemico, ma destabilizzarlo".

— I rapporti tra Russia ed Europa hanno raggiunto in questi anni un minimo storico. A Suo avviso, il nuovo esecutivo giallo-verde riuscirà a portare avanti la sua politica estera autonoma nei confronti della Russia, così come è indicato nel contratto del governo?

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— Purtroppo è dal dopo guerra che le relazioni italo-russe risentono di fattori geopolitici i quali non hanno mai permesso all'Italia di adottare una politica estera autonoma ed indipendente. Ho accolto con molta soddisfazione le parole del presidente del Consiglio Conte inerenti il passaggio nel quale affermava l'intenzione del governo italiano di dimostrarsi vicino al popolo russo, facendosi fautore di un'apertura alla Russia ed auspicando una revoca delle sanzioni. Ma nonostante le buone intenzioni del nuovo governo italiano, realisticamente ritengo che la realizzazione delle stesse sarà pressoché impossibile e, a voler essere proprio ottimisti, tali intenzioni dovranno incamminarsi in un percorso alquanto lungo e pieno di ostacoli. I vari governi italiani, nel corso degli anni, non hanno mai provato ad opporsi alla linea politica estera imposta dall'amministrazione statunitense.

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E questo lo sanno bene anche i leader che guidano le forze della coalizione cosiddetta "giallo-verde". Sono loro malgrado impigliati in questa ragnatela. Si discute tanto del reperimento delle risorse necessarie per le realizzazioni delle politiche scritte nel "contratto di governo". Ma nessuno dice mai che oltre alle numerose basi militari statunitensi, l'Italia ospita ben 90 delle 481 bombe nucleari degli Stati Uniti presenti in Europa. Cinquanta sono in Friuli, nella base di Aviano, e altre 40 si trovano a Ghedi, in provincia di Brescia. Ogni anno gli italiani versano in media 400 milioni di euro per mantenere ufficiali e soldati dell'esercito statunitense sul nostro territorio. Secondo il rapporto ufficiale "Statistical Compendium on Allied Contributions to the Common Defense" reso noto dal Dipartimento della difesa degli Stati Uniti nel 2004, il contributo annuale alla "difesa comune" versato dall'Italia agli Stati Uniti per le "spese di stazionamento" delle forze armate statunitensi è pari a 366 milioni di dollari. Secondo l'Istituto Internazionale di Stoccolma, il costo dell'adesione dell'Italia alla NATO è quantificabile in 72 milioni di euro al giorno. L'assurda missione militare in Afghanistan costa ai contribuenti italiani 200 milioni di euro ogni anno. Ecco perchè sono pessimista.

L'Italia non ha la sovranità per invertire questa tendenza e purtroppo non ha la sovranità per decidere nuove politiche nei rapporti con la Federazione Russa. Per realizzare il progetto di riavvicinamento che si prefigge il nuovo governo italiano, è necessario il ritorno alla sovranità nazionale e nella classe politica italiana dovrebbero comparire statisti anziché uomini politici. Inoltre è assolutamente necessario che l'opinione pubblica italiana ne sia consapevole.

Lo scopo delle nostre tre conferenze è quello di affrontare questo tema. Se vogliamo dare il nostro contributo all'avvio di ottimi rapporti politici e commerciali con la Federazione Russa, è necessario che anche l'opinione pubblica italiana sia consapevole del cammino da intraprendere.

L'opinione dell'autore può non coincidere con la posizione della redazioni.

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