Bastano queste premesse per comprendere la preoccupazione e l'allarme con cui i vertici di Teheran guardano all'attentato di sabato ad Avhaz dove un commando di quattro terroristi camuffati con delle divise da "Guardiani della Rivoluzione" ha dato l'assalto a colpi di kalashnikov alla parata per il trentesimo anniversario della fine della guerra con l'Iraq. Il bilancio di almeno 25 morti e oltre 70 feriti è un autentico colpo al cuore dell'Iran. E il fatto che almeno 12 delle vittime appartenessero ai pasdaran, ovvero al corpo d'elite incaricato di garantire la sicurezza della Repubblica Islamica, trasforma l'assalto in un'insopportabile beffa. Ma quel che più preoccupa il regime degli ayatollah è il tentativo di destabilizzare una regione dove l'equilibrio tra le tribù arabe e le autorità sciite resta assai precario.
"Sappiamo chi si cela dietro l'attacco di ieri ad Ahvaz. Tutti questi piccoli Stati mercenari in questa regione sono sostenuti dall'America. Sono gli americani che li istigano e forniscono i mezzi necessari per commettere questi crimini" — gli ha fatto eco domenica il presidente iraniano Hasan Rouhani puntando il dito contro i paesi del Golfo. Ma la preoccupazione dei vertici iraniani non è solo militare.
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