Si tratta di dati che confermano quelli di altre rilevazioni di altri istituti. In primo luogo quello più importante: la Lega di Matteo Salvini starebbe sorpassando in modo massiccio il M5S. Quest'ultimo starebbe perdendo all'incirca il 6% dei propri suffragi. Il che lo collocherebbe attorno al 26/27%. Da dove prenderebbe consensi la Lega? Circa il 10% del voto grillino si starebbe spostando dai 5 Stelle proprio verso la Lega.
Tornando ai due partiti del governo giallo-verde, lo stato dei loro rapporti, nella percezione che ne hanno i loro lettori, rivelerebbe due situazioni specularmente opposte. La Lega avrebbe il più alto "tasso di riconferma" dei propri elettori. Cioè il 90% dei suoi elettori del 4 marzo oggi ri-voterebbe come allora. Invece il M5Stelle ha un tasso di riconferma attorno al 70%, più basso di venti punti. Il che dice che almeno il 30% di coloro che votarono per i 5Stelle, oggi non voterebbero più in quel modo. E la rilevazione dice che un altro 10% degli ex elettori grillini è oggi incerto sul da farsi.
Cifre che, se si confermassero, aprirebbero molti problemi sia nella stessa direzione del M5Stelle, sia nei rapporti interni al governo nel suo complesso. Di Maio e i suoi dovranno presto trarre qualche conclusione e produrre — se vogliono fermare l'emorragia — qualche mutamento di stile e di contenuti.
Un do ut des però del tutto squilibrato a vantaggio di Salvini, che accrescerebbe a dismisura, con la Rai, il suo potere mediatico, passando da zero a tre (nuovo passo triplo a cui sta abituando gli italiani). Certo la nomina di Foa a Presidente Rai non gli da alcun potere automatico, sia perché Marcello Foa ha l'aria di voler difendere la propria autonomia, sia perché lo schieramento avversario — che potrebbe trasformarsi perfino in una qualche convergenza tra PD e M5S — è intenzionato ad alzare barricate su ogni passaggio implicante nomine dei direttori di reti e telegiornali.
Ma le divisioni potenziali tra i partiti di governo potrebbero rivelarsi cosa minore rispetto a quella tra il ministero delle Finanze e gli obiettivi su sui sia i gialli che i verdi hanno convinto la maggioranza degli italiani a votare per loro. Il ministro Tria, dietro il quale s'intravvedono facilmente il presidente Mattarella e il Grande Padrone Mario Draghi, potrebbero decidere di "non trovare" i 10 miliardi di euro necessari per mantenere le promesse agli elettori in materia di flat-tax, di reddito di cittadinanza e di correzione della legge Fornero. E allora sarebbero guai.
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