Ritirata tattica o strategica?

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La giornata del 5 settembre, a sei mesi esatti dallo storico voto del 4 marzo, sembra aver segnato l’inizio della ritirata per il governo giallo/verde di Di Maio, Salvini e Conte.

In un solo giorno almeno tre marce indietro: da quella sul ripristino dell'obbligatorietà della legge sui vaccini; quella sul rinvio (di fatto) della flat-tax; quella della rinuncia sostanziale alla sfida contro l'Europa di Bruxelles, condita di assicurazioni che l'Italia non "sforerà" il tetto del 3%.

Come primo effetto si sono calmate le "ansie" dei mercati e lo spread ha subito smesso di crescere. A pochi giorni dalla prima bordata di Moody's la grande finanza, quella che si cela sotto la denominazione anonima di "mercati", sembra avere già ottenuto la prima frenata.

Meglio Salvini e Orban dei falsi amici europei

Il premier Giuseppe Conte, parla di una manovra "nel segno della crescita nella stabilità". Di Maio, più esplicito, annuncia che "non sfidiamo l'Europa, rassicureremo i mercati e le famiglie". Perfino Salvini dice: "rispetteremo i vincoli e le regole imposte" dall'Europa. Sono i risultati non della improvvisazione dei singoli, ma di un vertice apposito a Palazzo Chigi. La prossima legge di bilancio sarà dunque fatta in modo tale da mettere l'Italia, e il suo governo, al riparo dai "mercati". Segno che le pressioni provenienti da quella parte si vanno facendo sempre più forti.

Si vuole evitare che all'impatto inevitabile con Bruxelles il governo voglia giungere stemperando il più rapidamente possibile le tensioni accumulatesi con la durezza della polemica sui migranti e, nello stesso tempo, evitando la crescita delle polemiche interne tra i due partiti che compongono la "strana" alleanza di governo.

Non estraneo a questa esigenza è l'ultimo sondaggio, sparato dalla "Sette", che, molto clamorosamente, annuncia il chiaro sorpasso della Lega nei confronti dei M5Stelle. Questi ultimi sarebbero scesi attorno al 28%, perdendo oltre quattro punti percentuali, mentre Salvini (la Lega è lui) avrebbe, in un colpo solo, quasi azzerato Forza Italia è triplicato i suoi consensi.

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Attendibili o meno questi sondaggi - uno dei cui effetti è quello di sollevare la discordia interna al governo - appare evidente che il consenso popolare che ha spinto Lega e M5Stelle alla guida del terzo paese europeo per ordine di importanza politica ed economica, non si è affatto affievolito.

Le furibonde polemiche attorno alla nave Diciotti della Guardia Costiera (rimasta ferma nel porto di Catania, per ordine del Ministro degl'Interni, con a bordo 177 migranti eritrei); l'incriminazione di Salvini per avere violato leggi di accoglienza dei migranti e Costituzione; la decisione del Tribunale di Genova che imporrebbe alla Lega di Salvini la restituzione dei quasi cinquanta milioni di euro di finanziamenti pubblici percepiti dalla Lega di Bossi e Maroni: tutti questi ostacoli e difficoltà che, in altri tempi, avrebbero messo nei guai qualunque leader politico, hanno invece portato consensi crescenti a Salvini.

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Ma, se da un lato la popolarità di Salvini aumenta quella del governo, il fatto che avvenga a scapito del M5Stelle, aumenta il rischio di rottura del governo. Questa è la situazione a circa 100 giorni dal varo del governo Conte. Lo sfrondamento dell'accordo programmatico tra i due partiti che lo compongono, cioè la necessità di stare all'interno dei vincoli finanziari, comporterà sacrifici di popolarità. La manovra dovrebbe muovere infatti circa 25 miliardi. Metà dei quali saranno necessari per eliminare l'aumento dell'IVA. Ma c'è da calcolare il costo della cancellazione della Fornero e quello del reddito di cittadinanza, quest'ultimo il cavallo vincente del M5Stelle. Mentre la flat-tax si fermerà per il momento a professionisti e piccole imprese. Si tratta di vedere ora se e chi pagherà di più in termini elettorali potenziali. Il vero traguardo essendo non i cinque anni di legislatura ma le prossime elezioni europee. Cioè il 2019.

L'opinione dell'autore può non coincidere con la posizione della redazione.

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