Sputnik vi racconta cosa si sa della natura della shungite e dell'applicazione che se ne può fare in agricoltura.
L'accademico Ozeretskovsky descrisse dettagliatamente le terre nere intorno al lago Onega e giunse alla conclusione che qui probabilmente si trovasse un giacimento di carbone. Durante la guerra contro la Turchia i geologi studiarono in modo approfondito i depositi situati nei pressi del villaggio Shunga. Da lì proviene il nome di shungite. Il governo era intenzionato ad utilizzarla come combustibile ma i test rivelarono che la pietra non era adatta a questo impiego e l'interesse verso il giacimento gradualmente si spense.
Il petrolio mancato
Studiando la composizione chimica e isotopica della shungite, i ricercatori sono giunti alla conclusione che queste pietre si sono formate a partire da sedimenti organici circa 2 miliardi di anni fa. Secondo le supposizioni, al tempo sulla Terra vi era il supercontinente Rodinia, l'atmosfera era satura di ossigeno e le allora primitive forme di vita (alghe verdi e batteri) popolavano gli oceani. Nel piccolo mare su cui oggi si affaccia la Carelia si sono accumulati uno strato sull'altro sabbia, argilla e materiale organico.
"Sono zone di cedimento, simili a fango, famose per i laghi e per i mari. Queste sono sostanze utilizzate dall'uomo anche così come si trovano in natura. La natura organica e minerale della shungite ha subito diversi stadi di trasformazione di cui vediamo le tracce", racconta a Sputnik Mikhail Filippov, dottore di ricerca in scienze geologiche, coordinatore scientifico del laboratorio di geologia e tecnologia della shungite dell'Istituto di geologia presso il Centro di studi dell'Accademia russa delle scienze in Carelia e autore di varie monografie sulla shungite.
Sono passati milioni di anni e l'antico mare della Carelia si è rivelato sepolto sotto pietre più tardive. Gli idrocarburi che compongono il materiale organico si sono trasformati in gas e petrolio, sono penetrati nelle falde e si sono accumulati sottoterra.
"Si sono accumulati giacimenti di petrolio. I vecchi collettori posti nella sabbia in cui vi era il petrolio oggi contengono antraxoliti, una sostanza dura, quasi carbonio puro", continua lo studioso.
"Non erano molto in profondità. Solo nelle zone di contatto con il materiale incandescente si formò la grafite", precisa Filippov.
Quindi, le rocce di shungite sono un giacimento petrolifero che non è sopravvissuto fino a noi e si è trasformato in pietra.
Questa catena di eventi viene definita da Filippov il "fenomeno Shunga" ed è stato dimostrato che si è verificato anche in altre antichi continenti.
"Il bacino di Franceville nella Repubblica del Gabon è un caso simile e anche là vi sono antraxoliti. In America vi sono segni dello stesso fenomeno", afferma il geologo.
Secondo lui nel Proterozoico sulla Terra c'era una quantità molto maggiore di petrolio rispetto a oggi, ma questi giacimenti non si sono conservati.