Eppure sarebbe semplice per i media mainstream a cui è rimasta un po' di onestà intellettuale, provare a mutare punto di vista per comprendere che quell'Unione Europea che stanno faticosamente difendendo è ridotta in macerie per l'incapacità di autocritica dei suoi vertici, non certo per colpa dei cosiddetti populisti, tanto meno quelli italiani che sono rimasti per anni fuori dai governi. Qualche editorialista si è per caso domandato come mai quando c'erano leader come Helmut Kohl, Jacques Chirac o José Maria Aznar non si avvertivano tutte le tensioni che oggi invece scuotono ampie fasce di cittadini europei?
Questa lotta tende alla mediocrità, invece che al miglioramento della propria condizione o delle proprie capacità. Basti pensare alla banalità e alla volgarità con cui attaccano i propri avversari, usando sempre i medesimi epiteti: populista, ignorante, egoista, razzista, fascista. Chi attacca in questo modo scomposto e inelegante pensa forse di distinguersi così dagli avversari che denigra?
La discussione politica di questi giorni ha assunto toni molto violenti che hanno investito il Presidente della Repubblica e il suo ruolo. È un fatto grave che non ha precedenti. Tali attacchi al Presidente sono tanto più ingiustificati quando si consideri che diverse dichiarazioni dei leader della coalizione gialloverde sui rapporti tra il nostro paese e la UE — e alcuni passaggi del Contratto per il governo del cambiamento — mettono a repentaglio il risparmio di tutti gli italiani.
In questi termini, assolutamente no. Sarà un caso che il popolo italiano non voglia più sentir parlare di "tecnici"? Anche da un recente sondaggio è uscito l'umore antieuropeista del nostro popolo. L'Italia ha già dato! E nonostante questo sta ancora bevendo l'amaro calice servitole di vari Monti e Fornero.
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