Israele ritiene che il presidente russo Vladimir Putin aiuterà a evitare che, lo scontro tra Tel-Aviv, Teheran e Damasco, diventi una vera e propria guerra, perché l'amministrazione Trump in generale si limita a osservare il conflitto da un angolo" ha detto in un'intervista a Bloomberg, l'ex ambasciatore israeliano a Washington e il vice primo ministro per la diplomazia pubblica, Michael Oren.
"La parte americana dell'equazione è quella di supportarci" tuttavia gli USA in questo momento "non hanno quasi nessuna possibilità di influenzare in qualche maniera quello che sta accadendo nella zona del conflitto" cita l'agenzia le parole di Oren. "L'interesse americano in Siria non è aumentato. L'America in questo gioco non partecipa proprio" ha aggiunto il politico in una telefonata con un corrispondente di Bloomberg.
Come si osserva nell'articolo, le critiche di Oren "riflettono la visione israeliana prevalente che Washington non sta facendo abbastanza al fine di limitare le ambizioni militari dell'Iran nel sud della Siria" che confina con le alture Golan, occupate da Tel Aviv, sullo sfondo di come il conflitto nella regione, sette anni dopo il suo inizio, è vicino alla fine e gli attori regionali stanno cercando di "consolidare ciò che hanno ottenuto".
Sabato scorso, l'aviazione israeliana ha attaccato 12 obiettivi in Siria, tra cui le forze iraniane, che, secondo la parte israeliana hanno invaso il territorio nazionale. I raid sono stati condotti in risposta alla penetrazione dello spazio aereo di Israele da parte di un drone iraniano, ricorda il giornalista di Bloomberg. Come sottolinea il giornalista, questo scontro è il più esteso in questa regione dalla seconda guerra del Libano del 2006. Successivamente, le forze siriane hanno abbattuto un aereo militare israeliano, che a sua volta è diventato il primo velivolo israeliano perso da Israele in battaglia dalla prima guerra del Libano del 1982.
Secondo il commentatore di Bloomberg l'interesse nella Russia è l'opzione più razionale per Israele, ma è comunque lontana dall'essere la più affidabile. Nonostante negli ultimi anni Netanyahu abbia visitato diverse volte la Russia per descrivere ciò che Tel Aviv considera inaccettabile e chiedere a Putin di contenere l'Iran, il Ministro degli esteri russo Sergey Lavrov, commentando gli scontri di sabato, ha sottolineato che la presenza dell'Iran in Siria è completamente legale, e che Mosca non ha ancora fatto concrete promesse che le forze filo-iraniane lasceranno la Siria del Sud, spiega il giornalista.
Alla domanda del giornalista di Bloomberg se la Russia sia in grado di tenere sotto controllo Siria e Iran, Michael Oren ha risposto: "Crediamo che essi siano in grado di farlo. Vedremo".
Nel frattempo, alcuni commentatori israeliani osservano che le dichiarazioni di Mosca sull'incidente di sabato sono in realtà un attacco critico a Tel Aviv per aver violato la sovranità siriana, mentre Mosca non critica la penetrazione dei droni iraniani nel territorio di Israele, che ha provocato lo scontro, scrive Bloomberg.
Per quanto riguarda la risposta degli Stati Uniti per l'incidente di sabato, è arrivata solo un giorno dopo l'abbattimento; la Casa Bianca ha rilasciato una dichiarazione in cui ha sostenuto "il diritto di Israele di difendersi contro le truppe e le milizie siriane e sostenute dall'Iran nel sud della Siria" e ha invitato l'Iran e i suoi alleati "a fermare le provocazioni" riferisce l'agenzia. Inoltre, Benjamin Netanyahu ha tenuto dei colloqui con il segretario di stato Rex Tillerson. Tuttavia, il fatto che l'attuale tour di Tillerson in Medio Oriente non preveda una visita in Israele, suscita alcuni dubbi sul fatto che Tel Aviv possa fare affidamento sulla Casa Bianca, nonostante il fatto che già nel mese scorso il paese è stato visitato dal vice presidente Mike Pence, nota l'autore del materiale.
Secondo l'ex capo dell'intelligence militare israeliana, Amos Yadlin, che ora dirige a Tel-Aviv il National Security Studies Institute, la Russia è interessata in Medio Oriente a "giungere ad una soluzione politica e militare del conflitto in Siria e a ricostruire il paese" mentre il conflitto nel nord della Siria tra Israele e l'Iran non è assolutamente necessario. Gli Stati Uniti, come crede l'esperto, difficilmente potranno aiutare Tel Aviv, perché sono "impegnati in altre cose".