Oramai è un dato scontato per i giornalisti italiani: le elezioni sono nel mirino della propaganda del Cremlino, che vuole decidere le sorti della politica italiana ed europea a suo piacimento. Conosciamo a memoria questo ritornello.
L'Italia può avere una politica, interna e soprattutto estera, indipendente con le numerosissime basi militari americane sul suo territorio? C'è chi dice basta alle ingerenze americane e alla "sottomissione" italiana agli Stati Uniti. Sputnik Italia ha intervistato in merito il giornalista e documentarista Fulvio Grimaldi.
— Si parla molto di interferenze russe nella politica italiana. Fulvio Grimaldi, secondo lei qual è l'influenza americana, in che modo gli Stati Uniti influenzano l'Italia?
— La questione dell'influenza dei russi, prima ancora del Russiagate, è di un carattere talmente grottesco, artificiale, strumentale e forzato da non meritare neanche una critica distruttiva. Soprattutto venendo da un pulpito che dovrebbe tacere per la vergogna. Accusare altri di interferenze nella politica di altri Paesi, nello specifico i russi, è soltanto una copertura di quello che gli Stati Uniti fanno da sempre. In particolare hanno condizionato la politica italiana dal momento in cui i primi soldati italiani hanno messo il piede in Sicilia durante la seconda guerra mondiale nel '43.
— Come?
— Dall'immediato dopoguerra, l'America ha mosso tantissime iniziative che hanno influito pesantemente sull'Italia. Tutti ci ricordiamo Portella della Ginestra, quando in Sicilia c'è stato il massacro di una grande manifestazione sindacale per bloccare lo sviluppo delle sinistre in Italia dopo la guerra partigiana.
La continua interferenza degli Stati Uniti si è manifestata su tutti i livelli, su quello economico con il piano Marshall, come se fosse stato un atto di beneficienza e di solidarietà. È stata invece una maniera per ricostruire l'economia e l'industria italiana nel segno degli interessi delle multinazionali americane. Da allora in poi hanno dettato il modello economico che noi seguiamo e che ci condiziona sempre di più. Basti pensare all'ultimo progetto del trattato Atlantico di libero scambio, che per il momento Trump ha bloccato. Sarebbe stato il completamento della totale sottomissione dell'economia e della produzione italiane agli interessi degli Stati Uniti e delle multinazionali americane.
— L'Italia secondo lei può avere una politica estera indipendente dagli Stati Uniti avendo numerosissime basi militari americane sul suo territorio?
— No, non può. Noi ci siamo spontaneamente sottomessi agli ordini di un padrone più forte di noi, senza rivendicare, se non in singoli occasioni, un minimo di dignità e di indipendenza nella politica interna ed estera. Sostanzialmente la nostra politica segue passivamente quello che viene dettato dagli organismi sovranazionali come NATO, Fondo Monetario Internazionale e dagli Stati Uniti.
Mi sono dedicato ad uno studio abbastanza dettagliato sulle basi americane in Italia: quelle note, senza contare quelle segrete e quelle meno conosciute, sono almeno 90. Questo significa centinaia migliaia di ettari, un controllo e una presenza militare del territorio; oltre ad essere un esproprio del territorio nazionale e della sovranità del Paese, significa un controllo anche sul piano sociale e militare.
Credo che in certi documenti degli Stati Uniti sia anche prevista, in caso ci dovessero essere degli sviluppi sgraditi agli americani sul piano interno italiano, la possibilità di un intervento di questi migliaia di militari sul suolo italiano. Le basi americane non soltanto sono un condizionamento pesantissimo, significano anche un impunito, scandalosamente irresponsabile processo di contaminazione e inquinamento del territorio italiano su cui nessuno osa intervenire.
— Cioè?
— Le basi americane in Sardegna in particolare sono la maggiore causa di contaminazione, di compromissione della salute dei cittadini delle vastissime regioni occupate dalle basi come Capo Teulada e Salto di Quirra.
Qui si esercitano non soltanto le forze armate americane, ma anche forze armate della NATO da tutto il mondo e diverse società producono armamenti nuovi. Vi sono ricadute pesantissime sul territorio e sulla salute dei cittadini.
Basti pensare che nella zona dell'Ogliastra, grande provincia della Sardegna, hanno constatato che l'80% dei pastori sono morti per essere stati contaminati dalle ricadute delle esercitazioni e dagli esplosivi delle basi statunitensi e NATO.
— In Italia cresce il malcontento nei confronti di queste basi e degli Stati Uniti? Ci sono movimenti di protesta?
— Di movimenti di protesta ce ne sono rigorosissimi, in particolare uno dei più significativi e più irriducibili è quello contro la base MUOS in Sicilia, una centrale di comunicazione elettronica che governa i movimenti delle forze armate americane, soprattutto nel sud del Mediterraneo. È collegato ad altri tre siti analoghi con cui governa le guerre degli Stati Uniti. Lì da anni c'è un movimento di protesta non soltanto locale, ma che convoglia in manifestazioni molto ampie. Un altro esempio è la base dei droni a Sigonella. In Sardegna c'è un movimento ininterrotto da anni. Avendo documentato ad un certo punto un'invasione da parte dei manifestanti nella base americana di Niscemi, il Muos, sono stato incriminato dalla magistratura siciliana e sono sotto processo per avere anche io invaso una base americana.
Questo ci da l'idea della dimensione della nostra libertà di stampa. Non si può neanche documentare una manifestazione senza essere incriminati. Si vuole che tutto ciò passi sotto silenzio, far conoscere che si stanno sviluppando queste manifestazioni di opposizione a questa vincolante presenza militare è sgradito alle nostre istituzioni.
— L'Italia come sappiamo continua a sottoscrivere le sanzioni alla Russia, imposte dagli Stati Uniti. Secondo lei, il governo che ci sarà dopo le elezioni, qualsiasi esso sia, riuscirà a staccarsi da questa "sottomissione" agli Stati Uniti?
— Alcune forze politiche stanno muovendosi in questa direzione, sto pensando soprattutto al Movimento 5 stelle, che ha dato dei segni di critica nei confronti dei nostri rapporti all'interno della NATO. Il Movimento ha allestito delle conferenze dove si prospettava un rapporto almeno diverso e non di totale subordinazione, addirittura con la prospettiva di uscire dalla NATO. Il Movimento 5 stelle, il partito forse più forte oggi in Italia, ha dato segni di insofferenza nei confronti di questa situazione.
Io credo sia importante che le forze di opposizione della società civile insieme alle forze politiche facciano conoscere sempre più la perdita della nostra sovranità, ma anche le ricadute pesanti sul piano finanziario. Noi spendiamo per le nostre missioni militari, dettate dalla NATO e dagli Stati Uniti, 80 milioni di euro al giorno. È una cifra incredibile se si pensa a quello che ci manca sul piano delle infrastrutture sanitarie, scolastiche e via dicendo.
Far conoscere alle persone qual è il costo che noi sosteniamo e a spese di che cosa lo facciamo, cioè di dipendenza e subalternità politica ed economica, potrebbe allargare la consapevolezza dell'elettorato e spingere quelle forze politiche che hanno un grado, non ancora sufficiente a mio avviso, di criticità nei confronti di questa situazione.
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