Sputnik, l’ossessione dei media italiani

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Chi sta dietro a Brexit, all’elezione di Trump e alla situazione catalana? Sputnik e RT, ovviamente. Questa è la vulgata che circola sui giornali italiani, il ritornello martellante sulla fatidica “macchina della propaganda” capace di decidere praticamente le sorti del mondo intero. Sputnik, l’ossessione dei media italiani.

Molti giornalisti occidentali, compresi quelli italiani, considerano i media russi responsabili degli esiti delle elezioni avvenute negli Stati Uniti, del referendum su Brexit in Inghilterra e inoltre responsabili anche della crisi catalana. I giornalisti però non spiegano come esattamente i media russi sfruttino questo immenso potere influenzando gli elettori di tutto il pianeta e costringendoli a comportarsi in un modo anziché in un altro. Analizzando il tutto a sangue freddo, effettivamente, la moda di dare sempre e comunque la colpa ai russi è uno strumento molto utile e comodo, facile da usare in ogni occasione: dai la colpa ai russi e vivi tranquillo, perché agisci secondo uno schema prestabilito.

Riflettiamo giusto un attimo. Perché è sempre colpa dei media russi? Perché non si parla mai invece dell'influenza del cinema e dei media americani in Europa? Ecco il parere espresso a Sputnik Italia da Bruno Ballardini, il più accreditato esperto italiano di comunicazione strategica.

"Ma chi può credere a queste sciocchezze? Noi siamo influenzati dall'America, non dalla Russia! È dal dopoguerra che gli USA investono fondi illimitati per bombardare l'Europa con la propaganda: non solo serial televisivi e cinema, ma anche think tanklobby, ong, per fissare l'immagine dell'America come paese leader e come migliore dei mondi possibili. I nostri media, viceversa, fanno regolarmente "copia-incolla" dai documenti forniti dagli americani, e in questo modo il delitto è perfetto".

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L'oggettività più assoluta, come anche un'unica verità, nel giornalismo difficilmente esiste, possiamo però parlare di una determinata cornice, come spiega nei suoi interventi il noto giornalista Marcello Foa. Esiste nel mondo mediatico occidentale "un frame" entro il quale scrivere, liberamente, certo, ma senza oltrepassare i limiti prestabiliti. In altre parole, per rispettare i limiti della cornice i russi devono essere per forza i cattivi.

Ci ricordiamo bene che nel 2015 tutti i giornali del mondo parlavano del doping degli atleti russi, esclusi in seguito dai Giochi di Rio. Il tutto prese inizio da un'inchiesta tedesca che in poco tempo però divenne la verità per il coro mediatico occidentale, compreso quello italiano. Nessun dubbio era ammesso. Due anni dopo si scopre la realtà dei fatti, la Wada (Agenzia Antidoping mondiale) scagiona 95 dei 96 atleti russi sospesi, ma questo ormai poco importa. Il messaggio sugli atleti russi brutti e cattivi, pure dopati, è arrivato al destinatario, cioè ai lettori del mondo intero. Funziona così il circo mediatico, in cui la verità spesso ne rimane vittima.

Molti giornali italiani hanno scritto in questi anni di sanzioni che in Russia si vivesse un clima di guerra riparandosi nei bunker e si facessero addirittura scorte di cibo! Robe da non credere. Oggi invece la parola d'ordine per ogni giornalista che si rispetti è Russiagate, la giostra continua, il messaggio da veicolare è lo stesso.

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Ora, tornando al "processo" mediatico a cui sono sottoposti Sputnik e RT, va precisato un fattore importante e allarmante: la battaglia contro i media russi si conduce a più livelli. Esattamente un anno fa a Strasburgo è stata approvata una risoluzione a firma dell'eurodeputata Fotyga, la quale invitava a combattere contro i media russi, che rappresenterebbero una minaccia per la stabilità europea alla pari di Daesh. Sembra assurdo, eppure si tratta di un documento votato e approvato dal Parlamento europeo. Ora l'Ue invece si sta occupando di una task force (East Stratcom) sotto la guida di Federica Mogherini volta a lottare contro la "disinformazione" russa. Per il progetto verrà creato un gruppo di esperti che, non si sa su quali basi, decideranno quali notizie sono vere e quali no.

Questo "Ministero della verità" non potrebbe rappresentare una minaccia alla libertà di espressione? Ecco che cosa ne pensa Ballardini:

"È opera della CIA anche questa. Per chi analizza la comunicazione, è evidente che anche questo progetto fa parte di un'unica strategia di propaganda che ha come obiettivo screditare i nemici. Mi stupisco che nessuno nel Parlamento Europeo si ribelli all'assurdità di creare un organismo del genere. Oppure sono già stati comprati tutti come la Fotyga?"

In tutta questa vicenda non si presta attenzione ad un fattore molto importante: i lettori. Si vuole decidere tutto per loro, cos'è giusto e cos'è sbagliato, quale notizia vada letta, quale no. Quello che vediamo oggi per esempio su molti giornali italiani è una quasi quotidiana demonizzazione di Sputnik e RT, sembra una vera ossessione.

Come può un mass media essere una macchina capace di influenzare le elezioni del mondo intero e rappresentare una minaccia così potente come viene dipinto dai giornali italiani?

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Roberto Vivaldelli, caporedattore di Oltre la Linea, autore di "Fake news. Manipolazione e propaganda mediatica, dalla guerra in Siria al Russiagate", ha così espresso il suo parere a Sputnik Italia:

"Penso che siano contestazioni pelose e pretestuose. In Italia esistono gruppi editoriali incredibilmente potenti e influenti, mi chiedo francamente cosa abbiano da temere. Tuttavia, l'isteria anti-russa dettata dai neocon e dai "liberal", sembra oramai essere irreversibile. I giornali che attaccano quotidianamente Sputnik lo fanno perché non riescono a tollerare che nell'opinione pubblica italiana o europea vi sia qualcuno in grado di fornire una chiave di lettura diversa rispetto a ciò che accade nel mondo. La campagna di demonizzazione contro Sputnik e RT è dettata da logiche politiche, e rappresenta un segnale molto preoccupante nei confronti della libertà di stampa e del diritto a informare in tutto l'Occidente, nonché un sintomo della grave crisi valoriale che sta colpendo le democrazie occidentali."

Forse si cela proprio qui il problema, una chiave di lettura diversa evidentemente non rientra nella cornice prestabilita da qualcun altro e questo proprio non va giù. La libertà dei lettori però non dovrebbe rientrare nei giochi da "guerra fredda" di oggi, ognuno dovrebbe leggere quello che vuole. Un mass media può anche non essere consultato, ma la scelta sta sempre al lettore, nessuno può permettersi di scegliere per lui. I lettori non sono stupidi, è giusto che traggano le proprie conclusioni da soli senza una commissione di esperti che indichi loro la "verità". 

L'opinione dell'autore può non coincidere con la posizione della redazione.

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