Nel mondo mediatico alcune notizie vengono amplificate all'infinito, altre si ignorano totalmente. Spesso senza fonti né prove, l'importante è assillare i lettori con lo stesso ritornello, per quanto possa essere assurdo. Un esempio su tutti è il fatidico Russiagate, secondo cui la Russia avrebbe influenzato il voto alle elezioni americane. Nella questione catalana ovviamente la colpa è sempre dei russi, che senza alcun dubbio si stanno già preparano ad influenzare le sorti delle prossime elezioni europee.

— Roberto, perché hai scelto questo tema per il tuo libro?
— Ho scelto questo tema perché dopo diversi anni di attività con il progetto "Occhi della guerra", ho sempre cercato di andare oltre quella che è la narrativa ufficiale. Ho cercato sempre di approfondire soprattutto quando si parla di informazione su guerre e conflitti.
Nel libro tratto in particolare la questione libica nel 2011 e la crisi siriana, due temi che già ho trattato nell'ambito della mia attività giornalistica. Ho deciso di raccogliere il tutto in un libro che raccontasse le storture dell'informazione che ho ravvisato soprattutto in riferimento alla Siria, alla Libia fino ad arrivare al Russiagate.

— Che cosa sta avvenendo con l'informazione? Possiamo dire che assistiamo ad una sorta di show o di spettacolarizzazione?
— A mio avviso purtroppo molte notizie sono amplificate o ignorate a seconda della convenienza delle direttive politiche. Facendo un esempio potremmo prendere il caso del Russiagate: ho visto un vero e proprio delirio a tratti. I primi arresti del procuratore speciale Mueller, mi riferisco alle accuse verso Paul Manafort, non c'entrano assolutamente nulla con la presunta collusione russa con le elezioni americane.
— Alla fine ripetendo le stesse notizie la gente ci crede, no?
— Certo, lo abbiamo visto con il Russiagate. Ogni giorno sui cosiddetti media americani liberal le notizie in merito vengono ripetute in modo ossessivo. Trump è colluso con i russi, dicono tutti i giornali, poi però mancano le prove e la verità. Si costruisce una narrativa senza mettere carne al fuoco, manca davvero la sostanza. È una tecnica che è stata utilizzata più volte. Anche in Siria per settimane si è gridato al genocidio di Aleppo, poi in merito a Raqqa, che è stata completamente devastata dalla coalizione internazionale e dagli Stati Uniti in modo assai peggiore, nessuno ha osato parlare di genocidi. Ovviamente in guerra purtroppo ci sono sempre vittime civili, vi è stata però una disparità evidente nel trattamento delle notizie.
— Tornando al Russiagate, sembra che per essere accettato nella cornice mediatica un giornalista in occidente debba essere contro i russi. Che ne pensi?
— Certo, è una direttiva dei neocon americani insieme alla componente liberal. Si tratta di una strategia messa in atto per cercare di arginare immediatamente Trump non appena eletto. Possiamo definirlo una sorta di nuovo maccartismo. Di fatto c'è un'isteria antirussa che sinceramente sta sfiorando il ridicolo con la storia del Russiagate. Non vedo dei grandi approfondimenti né giornalisti che si domandino cosa sta accadendo davvero. Negli Stati Uniti sono in preda al delirio antirusso dettato dallo Stato profondo e dai conservatori. Questo è molto preoccupante, è evidente che qualcuno vuole impedire la distensione fra gli Stati Uniti e la Russia.
— Questa isteria antirussa non sembra limitata solo agli Stati Uniti, possiamo dire che ha contagiato anche i media italiani?
— Sì, in Italia, come in tutto l'Occidente si riflette l'isteria antirussa. Potrei citare qualche esempio pratico. Alcuni media hanno rilanciato la notizia secondo cui Putin sarebbe protagonista della questione catalana, l'hanno messo in mezzo pure lì! Alcuni media dicono che Putin possa influenzare il voto in Germania, in Italia e in tutte le nazioni del mondo. Questo è desolante per chi cerca di trovare la verità, che non è quella raccontata.
A mio avviso, come cerco di dire nel libro, non esiste alcuna collusione fra Russia e lo staff di Trump, di conseguenza la Russia non ha interferito nell'esito del voto della più grande democrazia del mondo. Questo vale anche per gli Stati europei. Temo però che sentiremo anche per le prossime elezioni europee questo spauracchio. Nel libro utilizzo fonti sopra le parti per quanto è possibile, cito un rapporto per esempio dei veterani dell'intelligence, in cui si sostiene la mia tesi.
— Visto il contesto di cui parliamo, come dovrebbe informarsi al meglio il lettore oggi? Che cosa si può fare per avvicinarsi il più possibile alla verità?
— Non voglio dire assolutamente che tutta l'informazione è da buttare, ci sono bravissimi giornalisti come ce ne sono pessimi. In Italia ci sono giornalisti molto bravi come Alberto Negri, Fulvio Scaglione, Marcello Foa, professionisti che da tanti anni trattano la politica estera. Consiglio di andare oltre la testata e di andare a pescare professionalità che ti diano una garanzia di affidabilità. Andare oltre ai lanci delle agenzie e leggere le analisi dei giornalisti più autorevoli.
Consiglio inoltre di approfondire certe tematiche non solo sui canali tradizionali, ma anche su siti esteri, non solo occidentali. Se si tratta per esempio della Corea del Nord, si può leggere cosa ne pensano i media cinesi, coreani e russi. Bisogna cercare di leggere altro per avere una visione più ampia e farsi una propria idea. Bisogna leggere testate da tutto il mondo senza preconcetti. È quello ce cerco di fare io.
L'opinione dell'autore può non coincidere con la posizione della redazione.