Nonostante si autodefinisca un partito al di fuori dei concetti di destra e di sinistra, sono note a tutti l'origine e le radici di Forza Nuova, un movimento politico che si rifà esplicitamente al regime di Mussolini. La marcia del movimento guidato da Roberto Fiore prevista, guarda caso, per il 28 ottobre, è stata vietata dalla Questura di Roma. Forza Nuova rilancia, nonostante tutto, l'iniziativa per il 4 novembre.
— Forza Nuova aveva intenzione di fare una marcia per il 28 ottobre, nell'anniversario della marcia su Roma di Mussolini. Dopo lo stop della Questura, il movimento parla di altri eventi in programma per novembre. Professore De Nicolò, che ne pensa di queste iniziative?
— Mi pare che Forza Nuova abbia affermato negli ultimi tempi attraverso i suoi dirigenti che ha superato i concetti di destra e di sinistra, presentandosi come un partito nazionalpopolare. Forza Nuova ha una storia che viene dalla destra radicale, è stata fondata nel 1997 da una costola della Fiamma Tricolore di Pino Rauti, che a sua volta si era staccata da Alleanza Nazionale perché non condivideva quel percorso dal fascismo al postfascismo.
La storia di Forza Nuova ci dice che il partito non ha perso quella radice fascista. Se poi sceglie di manifestare il 28 ottobre, a 95 anni dalla Marcia su Roma, le date non sono di certo casuali. Si tratta di un movimento fascista che adesso paradossalmente, nonostante la sua natura, ha fatto un appello per la libertà di espressione e l'ha rivolto al Ministro Minniti. Notiamo questa divertente contraddizione: un movimento fascista chiede il rispetto della libertà d'espressione rifacendosi ad un evento storico che ha portato all'ascesa una forza di governo, la quale ha cancellato qualsiasi libertà d'espressione. Tutto ciò è abbastanza grottesco.
— Il fascismo esiste anche oggi e rappresenta un pericolo? Possiamo parlare di neofascismo?
— Secondo me sì. Ovviamente il fascismo non si presenta con le caratteristiche e il volto unicamente rivolto al passato. Si possono scorgere in questi movimenti forti richiami al fascismo di Mussolini nei gusti, nelle commemorazioni, nei gadget. Sotto diversi aspetti questi movimenti appaiono nostalgici di un fascismo passato. Il vero rischio però non è nella nostalgia, viviamo un periodo in cui non c'è una particolare forza critica nell'opinione pubblica e dove i pericoli vengono ingigantiti. L'opinione pubblica indifesa può sentirsi più rassicurata da messaggi forti, che difendono intransigentemente questa o quella etnia, questo o quel valore.
Questo fenomeno quindi si combina con gli elementi della società di oggi, nei quali il neofascismo può prosperare. Possiamo parlare di vero neofascismo, perché l'aperta dichiarazione di omofobia, di razzismo, di nazionalismo radicale sono i tratti che danno a questo fenomeno politico una linea di continuità. Ovviamente non è il fascismo del passato in tutto e per tutto.
— Quando parla di neofascismo a quali forze politiche si riferisce?
— Mi riferisco a Forza Nuova, ma c'è una pericolosa tendenza del neofascismo e delle forze della destra radicale in tutta Europa. Vorrei ricordare che le elezioni europee del 2009 avevano già messo in evidenza una forte avanzata di partiti che a vario titolo, più o meno radicali, si richiamavano a quella che sarebbe poi diventata la parola d'ordine del "sovranismo", questa buffa parola pronunciata anche nelle ultime occasioni delle elezioni politiche francesi e da partiti nostrani.
Le forze della destra radicale, come di recente in Austria, in Germania, ma anche in Ungheria, sono un fenomeno piuttosto inquietante, perché l'asse che possono stabilire con partiti cosiddetti sovranisti può generare un dissolvimento dell'Unione europea e una sorta di risposta asimmetrica alla crisi.
— Cioè?
— Questi partiti insistono su alcuni timori che vengono veicolati nell'opinione pubblica, non sono però timori razionali e che portano distante dall'obiettivo di una fuoriuscita dalla crisi. Faccio un esempio su tutti: la difesa intransigente dei confini nazionali come se l'immigrazione fosse un pericolo reale e gli atti di prevaricazione nei confronti degli immigrati non sono una risposta razionale per l'uscita dalla crisi. Nell'opinione pubblica però possono avere un seguito, soprattutto nelle periferie lasciate a sé stesse dalle classi dirigenti locali e nazionali.
— Qual è il suo parere sulla legge Fiano, secondo lei può essere utile?
— No, l'importante è che si mantenga un dibattito vivo sui pericoli delle forze neofasciste. Noi abbiamo già due leggi che a volte non sono state applicate. Abbiamo una lontana legge Scelba che vietava la ricostituzione del partito fascista e l'apologia del fascismo, abbiamo poi avuto la legge Mancino. Noi non siamo privi nella legislazione di strumenti perché le forze istituzionali vigilino su una crescita del fascismo come un pericolo per la società. Francamente non mi sembra che si aggiunga molto di più con la proposta di legge di Fiano e non c'è una certezza che poi questa legge possa essere applicata. C'è sempre la possibilità che la stessa manifestazione possa essere interpretata come libera manifestazione di un'espressione.
Il problema vero è dotare l'opinione pubblica di anticorpi, che si formano dal dibattito pubblico. Rispetto alla questione della marcia del 28 ottobre io per esempio non ho sentito da parte di forze politiche un netto distacco e una netta condanna.
— Qual è dunque la strada da prendere per liberarsi dall'ombra fascista e dal neofascismo di oggi?
— La strada è lunga, perché significa cominciare a lavorare per la costruzione di una cultura civica che non faccia a meno della storia. Molto spesso è l'ignoranza che spinge a correre questi pericoli, noi dobbiamo avere un dibattito serio, non possiamo permetterci di battere sui pericoli che corre la società solo quando le forze neofasciste tirano su la testa e organizzano le parate nostalgiche.
— Per andare avanti bisogna quindi fare i conti con il passato?
— Noi non possiamo mai dire che i conti con il passato sono stati fatti una volta per tutte. I conti con il passato vanno fatti di continuo perché le generazioni seguenti devono conoscere il passato, la storia, che cos'è stato il fascismo. Un ragazzo di 17-20 anni sarà sempre indifeso di fronte al richiamo magari di una manifestazione un po'machista. Dobbiamo mettere a riparo le giovani generazioni, dando loro una formazione solida.
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