La Corte Costituzionale spagnola ha sospeso la legge per il referendum e la polizia ha sequestrato il materiale necessario per il voto. Inoltre, il presidente catalano Carles Puigdemont non ha escluso di poter essere arrestato dalla polizia spagnola prima del voto. Questo però non ha fermato i separatisti che sono intenzionati a dichiarare l'indipendenza se dovesse vincere il sì al referendum.
Meno di una settimana dal voto, Sputnik Italia ha raggiunto Professoressa Maria Elena Cavallaro, docente di Storia contemporanea ed esperta di processi di integrazione regionale in Spagna per capire come si svilupperà la situazione nei prossimi giorni.
— Secondo Lei, le richieste dei manifestanti catalani sono giuste?
— Le richieste dei manifestanti stanno avvenendo fuori dal quadro costituzionale perché referendum non ha valore giuridico. È un referendum che è stato approvato da un parlamento regionale, ma venendo meno a quello che è il dettato costituzionale dell'intero paese.
— Il delegato della Generalitat di Catalogna in Italia Luca Bellizzi attacca il governo spagnolo che, a suo parere, ha risposto al percorso democratico avviato dalla Catalogna nel 2010 con "l'assenza di politica". Secondo Bellizzi, non c'è dialogo politico e quindi il referendum "è l'unica strada". Pensa che questa collisione si poteva evitare se negli anni precedenti la politica fosse stata più attiva?
— Pensa che alla fine il voto si terrà, nonostante che ci sono dei problemi tecnici molto seri, oppure il governo spagnolo riuscirà ad impedire lo svolgimento del referendum sull'indipendenza della Catalogna?
— Comunque, se dovesse vincere il sì, a Suo avviso, i risultati di questo referendum potranno diventare un motivo serio per un conflitto civile che, come pare, si sta maturando in Spagna in questo periodo?
— Pensa che il "caso catalano" potrebbe avere un effetto domino in Europa provocando sentimenti separatisti in altri paesi?
— Io credo questo effetto domino di separatismo sia già nell'aria, soprattutto dopo il Brexit. Non sia da collegare a questo momento storico. Comunque l'immersione di differenza al livello locale all'interno dei vari stati nazionali è qualcosa che sta emergendo in corrispondenza del referendum catalano ma non a causa dello svolgimento di questo voto.
— Fra circa un mese, il 22 ottobre, in Veneto e in Lombardia si terrà il referendum consultivo per l'autonomia di queste due regioni. Cosa cambierà per l'Italia dopo questo voto?
— In questo caso parliamo dei referendum consultivi che vengono svolti all'interno di un quadro costituzionale. Penso che il voto italiano si inquadri in una già matura pozione delle maggiori regioni-produttrici del nostro paese che vogliono avere una maggiore autonomia rispetto al governo centrale. Però nel nostro caso non sono delle comunità autonome e il rapporto fra di loro e il governo nazionale è comunque un rapporto di maggiore legame se lo paragoniamo con il rapporto tra la Spagna e la Catalogna.
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