Mentre si attende l'inizio dei lavori per il fatidico collegamento sullo Stretto di Messina, in Italia l'unica persona a parlare di ponti è Papa Francesco. In Russia invece è già in costruzione il ponte che unirà la penisola di Crimea con il territorio di Krasnodar, secondo le stime le automobili potranno percorrerlo già nel 2018.
Sta prendendo forma inoltre un importante progetto infrastrutturale, ovvero sia un ponte che andrebbe a collegare la Russia al Giappone, in questo modo unendo tutta l'Europa al Paese del sol levante. L'infrastruttura che estenderebbe la ferrovia più lunga del mondo, la Transiberiana, comporterebbe dei risvolti economici e geopolitici significativi. Sputnik Italia ne ha parlato con Filippo Romeo, esperto di geoeconomia dei trasporti e delle infrastrutture.
— La Russia ha proposto la costruzione di un ponte che da Sakhalin raggiunga l'isola giapponese di Hokkaido. Si tratterebbe di un'infrastruttura davvero imponente. Filippo, che cosa potrebbe significare questo progetto per i rapporti commerciali fra i due Paesi?

Da un lato la Russia andrebbe ad allacciare il Giappone che, come sappiamo, è sempre rimasto nella sfera occidentale statunitense, si tratterebbe quindi di un nuovo asse. Allo stesso tempo ci si sgancerebbe anche dalla Cina. Sappiamo che il rapporto fra Russia e Giappone è complicato per via della contesa storica delle Isole Curili. La realizzazione di questa infrastruttura oltre che a sviluppare maggiori scambi commerciali, potrebbe segnare quindi anche un'epoca di pace fra i due Paesi. C'è da dire però che in caso di un'eventuale guerra, con questa infrastruttura la Russia sarebbe facilmente raggiungibile da terra. In caso di conflitto il ponte potrebbe essere un'arma a doppio taglio per la Russia, perché potrebbe trovarsi accerchiata anche sul fronte giapponese.
— Il ponte alla fine andrebbe ad unire tutta l'Europa al Giappone, no?
— Certo, è un progetto che si allaccia alla Transiberiana, la storica ferrovia che attraversa tutta la massa eurasiatica, che poi potrebbe legarsi alla Polonia, alla Germania, alla Francia fino ad arrivare a Londra. Sicuramente ci sarebbero problemi di scartamento per quanto riguarda i binari, però sono superabili da un punto di vista tecnico. Questo permetterebbe alle merci giapponesi di arrivare in Europa fino all'Inghilterra in brevissimo tempo e viceversa. Vi è di più.
— A livello globale quali cambiamenti potrebbero quindi registrarsi con la costruzione del ponte secondo lei?
— Possiamo dire quindi che le infrastrutture, in particolare i ponti, hanno un valore geopolitico importante?
— Oltre alla geografia volontaria dei territori, i ponti creano dei collegamenti non solo fisici, ma anche concettuali con altre regioni. Questi collegamenti creano nuovi rapporti che col tempo andranno senz'altro consolidandosi. Tutto ciò favorisce una situazione pacifica laddove vi sono delle frizioni.
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