Sono ore febbrili, in cui la diplomazia mondiale tenta il possibile per evitare l'ulteriore innalzamento del livello di guardia, ma in cui le opzioni militari, soprattutto da parte del Pentagono, diventano sempre più possibili. Cina, Russia e Nazioni Unite si stanno impegnando senza sosta per evitare che si giunga al conflitto, che avrebbe conseguenze devastanti sulla penisola coreana e sulla stabilità della politica mondiale, ma le provocazioni nordcoreane unite alle esercitazioni congiunte fra Stati Uniti e Corea del Sud, non sembrano far sperare, almeno per adesso, a un rapido dissolvimento delle nubi di guerra. Il segretario alla Difesa Usa, Jim Mattis, insieme al segretario di Stato, Tillerson, hanno sempre detto di ritenere l'opzione bellica una scelta residuale rispetto a quella diplomatica: sia per i rischi di una catastrofe nucleare, sia per il pericolo di un'esplosione dell'Asia orientale e dell'effetto domino conseguente a un'escalation militare.
Tuttavia, inutile negarlo, il Pentagono ha già da tempo previsto la possibilità di un intervento militare in Corea del Nord. E questo piano ha un nome: Oplan 5015.
Il tutto avverrebbe con l'uso della marina e dell'aviazione e con un numero ristretto di uomini, in particolare delle forze speciali, che dovrebbero penetrare in territorio nordcoreano per sferrare attacchi quasi di guerriglia ad alcuni punti fondamentali dell'infrastruttura militare e politica di Pyongyang, portando il regime al collasso.
Le esercitazioni congiunte Usa-Corea del Sud denominate Foal Eagle 2017, che coinvolgono più di 300.000 militari americani e sudcoreani durante due mesi di formazione sul campo e tramite simulazione computerizzate, sono un esempio perfetto di questo nuovo approccio all'eventualità di un conflitto con la Corea del Nord.
Fonte: http://www.occhidellaguerra.it
L'opinione dell'autore può non coincidere con la posizione della redazione.