Donald Trump, non si sa se per l'intento di cancellare tutto quanto fatto dal suo predecessore, o perché interamente soggiogato dalla lobby filo-israeliana (che domina tanto il partito repubblicano che quello democratico), fatto sta che non c'è mossa del nuovo presidente USA che non indichi la sua intenzione di far saltare a qualunque costo l'accordo JCPOA (Joint Comprehensive Plan of Action) firmato dall'Iran e dalle controparti occidentali, capitanate appunto da Barack Obama.
Per far passare l'intesa con Teheran, Barack Obama aveva concordato con il sospettosissimo Congresso americano (il Senato aveva osannato all'unanimità il furibondo Netanyhau giunto a Washington per far conoscere il totale dissenso israeliano all'accordo) una verifica trimestrale che imponeva al Presidente americano in carica di riferire in merito alla esecuzione degli accordi da parte dell'Iran. Adesso queste verifiche toccano a Donald Trump.
Da qui a tre mesi, a ottobre, Donald Trump dovrà inventarsi qualche cosa per rifiutare la terza certificazione della lealtà iraniana (supposto che la pazienza di Teheran, nel frattempo, rimanga intatta). Per esempio scatenando un'ondata di accuse contro l'Iran. Ma, per mettere in piedi questo nuovo show, Trump ha bisogno dei media. Che non gli sono amici. E i media dovranno decidere se è più importante Israele, che li domina, ma che è alleato, su questo punto, con Donald Trump. Oppure se sarà più importante attaccare Trump.
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