Il disegno di legge del deputato Emiliano Fiano, che occupa le prime dei giornali, andrebbe ad inasprire le leggi Scelba e Mancino, del 1952 e del 1993. Si tratterebbe di un articolo che prevede la reclusione da sei mesi a due anni per chiunque propagandi immagini o contenuti del partito fascista o nazionalsocialista tedesco.
Paragonando il ddl in questione alle leggi precedenti, ora sarebbero punibili anche il saluto romano e qualsiasi oggetto evocante il ventennio. Inoltre verrebbe introdotta l'aggravante della propaganda via web.
In Italia però esistono già leggi contro l'apologia del fascismo e l'incitazione alla violenza per motivi razziali e religiosi, sorge quindi il dubbio su quanto sia realmente necessaria una nuova legge in merito. Sputnik Italia ne ha parlato con Piero Ignazi, professore di politica comparata all'Università di Bologna.
— Professore Ignazi, che idea si è fatto sulla legge Fiano, la ritiene veramente necessaria?
— Esiste già infatti la legge Scelba, la quale introdusse il reato di apologia.
— Non solo, poi ci fu una legge successiva, la Modigliani, che fa riferimento all'incitazione all'odio razziale ed è più recente, risale agli anni '90.
— La legge che si discute oggi invece secondo lei non potrebbe andare a contrastare le opinioni?
— Si potrebbe citare il vecchio problema sorto con il processo nei confronti degli storici negazionisti, in particolare di Irving. Io ho una posizione molto libertaria da questo punto di vista, credo che la storia non si mandi al processo. Le idee per quanto condannabili da un punto di vista etico rimangono sempre sul terreno delle idee. Ho una posizione effettivamente diversa rispetto a quella di tanti, però non credo che sia giusto, necessario né opportuno intervenire con leggi che entrerebbero sul piano dell'espressione delle opinioni.
— Questa legge potrebbe a suo avviso servire a mascherare i veri problemi del Paese con la funzione di distrarre l'opinione pubblica?
— Non credo sia questo il motivo.
— Al di là di questa legge il dibattito sulla questione del fascismo si riapre regolarmente. Perché secondo lei? Evidentemente gli italiani non hanno fatto i conti con il passato?
— Perché è un nervo molto sensibile della storia e della politica italiana. Secondo me non sono stati fatti a tempo debito i conti con il fascismo. Quindi è un problema che risorge, nella coscienza collettiva non è stato fatto un lavoro profondo di analisi delle ragioni per cui il sistema fascista è nato, si è sviluppato e avuto tanto consenso.
— Come contrastare la possibile nascita di sentimenti neofascisti? Quali sono i mezzi a disposizione?
Nella scuola italiana questo non si è mai fatto in realtà, solamente ai miei tempi, poi non si è più svolta quest'attività. L'assenza di tale educazione porta anche a certi livelli di analfabetismo politico culturale. È da questa ignoranza che viene dissodato il terreno per la nascita di posizioni che sono generalmente antitetiche alla liberal democrazia e in Italia, per ragioni storiche, prendono la direzione del nostalgismo fascista.
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