L'accordo dei due presidenti per una tregua in Siria, seppur parziale perché limitata alla regione sud orientale del Paese, è un grande risultato nel contesto di una guerra che si trascina da sei anni. Al di là dell'importante accordo fra Putin e Trump, il bello deve solo cominciare. Garantire il cessate il fuoco e gestire lo scacchiere siriano post-guerra, queste sono le sfide più complesse che si aprono all'orizzonte.

— A margine del G20 i due presidenti sono giunti all'accordo per una tregua in Siria, un passo avanti nella crisi siriana. Secondo te la tregua reggerà e a quali prospettive apre?
— La tenuta della tregua è legata inevitabilmente alla capacità delle due superpotenze di farla rispettare e questa è la sfida più grande. Come noto, ad oggi nessuna superpotenza è riuscita ad esercitare quella necessaria moral suasion sugli attori regionali (Turchia, Arabia Saudita, Qatar, Iran) ed i cosiddetti "non state Actors" che si contrappongono nel campo di battaglia siriano.
Guardando la mappa si comprende come la Siria, se si esclude la battaglia per la liberazione di Raqqa, la capitale siriana dello Stato Islamico, sia di fatto giù divisa in zone d'influenza: russa, iraniana e turca. Con la tregua si è andato a stabilizzare il fronte a ridosso con Israele e Giordania e dovrebbero finalmente poter accedere, nelle aree interessate dalla tregua, gli aiuti umanitari. Resta incerto il futuro delle aree dove insistono le comunità curde nel cosiddetto Rojava, il cosiddetto Kurdistan siriano, e l'assetto che si determinerà nelle aree oggi occupate ancora dallo Stato Islamico.
— Che ruolo ha la Russia in Siria in generale, ma anche in virtù della tregua decisa ad Amburgo?
— La Russia con il cessate il fuoco raggiunto al G20 di Amburgo ha visto riconosciuto il suo ruolo di attore politico e militare in Siria. Un ruolo, è bene ricordarlo, che prima dell'inizio delle operazioni militari in Siria, nel settembre del 2015 e del dialogo intrapreso attraverso la formula dei colloqui di Astana tra Iran, Turchia e Russia dello scorso dicembre, non esercitava. Questo significa che la Russia ad oggi, anche in virtù della sua presenza nel teatro di battaglia siriano, ha maggiori responsabilità nel far rispettare questo cessate il fuoco ad i suoi alleati, regime di Assad, iraniani ed Hezbollah, che in base a questo accordo dovrebbero gradualmente ritirarsi dalla Siria.
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