Russia Today riporta in un articolo quali idee circolino ai vertici della politica in Polonia: Jaroslaw Kaczynski, ex primo ministro e leader dell'attuale partito di governo, durante il congresso di partito ha sostenuto che la Polonia dovrebbe essere risarcita per i danni della Seconda Guerra Mondiale, e anche per i problemi causati dall'ingresso nell'Unione Europea, che le aziende occidentali sfruttano il lavoro polacco a basso costo ma non pagano le tasse in Polonia, e che la crisi dei rifugiati non è un problema loro (perché loro né li hanno voluti né li hanno sfruttati) e quindi non accetteranno quote migranti. Questa posizione della leadership polacca ci dà un quadro reale dell'ampliamento a est della UE — e di come l'Europa unita non esista e non possa esistere.
RT, 01 luglio 2017
L'ex primo ministro Jaroslaw Kaczynski, nonché leader di Legge e Giustizia (PiS), attuale partito di governo Polacco, ha detto che la Polonia ha il "diritto morale" di chiedere un risarcimento per le perdite subite durante la Seconda Guerra Mondiale, nonché per i danni economici che sono conseguiti al suo ingresso nell'Unione Europea.
"È importante ricordare… ai nostri critici nei paesi dell'ovest che la Polonia è stato il primo paese che ha dovuto opporsi alla Germania nazista, e appena 17 giorni dopo è stata invasa da un altro totalitarismo genocidario: l'Unione Sovietica", ha detto Kaczynski nel suo discorso di sabato al congresso del partito.
Ma Kaczynski non si è fermato qui e si è spinto a dire che l'Unione Europea dovrebbe dare a Varsavia un risarcimento anche per il fatto che quasi tutti i benefici derivati dall'ingresso nell'Unione sono stati in realtà raccolti dai paesi membri dell'Europa occidentale.
Kaczynski ha affermato che la Polonia ha aperto il suo mercato 12 anni fa, prima di entrare nella UE, come misura di pre-adesione, aggiungendo che "il lavoro polacco a basso costo… ha dato beneficio anche alle economie occidentali".
"Per quanto riguarda l'utilizzo dei fondi europei, anch'essi sono andati a beneficio delle aziende [occidentali] e sono i loro rispettivi paesi che ne traggono profitto. Le aziende [occidentali] con sede in Polonia trasferiscono ogni anno decine di miliardi di złoty, senza versare imposte", ha detto Kaczynski.
Ha detto anche che la politica estera della Polonia è fondata su due "pilastri": la NATO e la UE.
Tornando al tema dei "diritti morali" della Polonia, Kaczynski ha detto che il suo paese ha il diritto di dire "no" all'idea di accettare rifugiati, perché la Polonia non ha nulla a che vedere con le cause della crisi dei rifugiati.
"Noi non abbiamo mai sfruttato i paesi da cui quei rifugiati si stanno muovendo per venire in Europa oggi, non abbiamo mai usato la loro forza lavoro, e non siamo stati noi a invitarli a venire in Europa. Abbiamo il pieno diritto morale di dire ‘no' ", ha detto Kaczynski, secondo quanto riferito da Reuters.
"Non c'è nessuna ragione per la quale dovremmo abbassare radicalmente i nostri standard e la qualità di vita in Polonia", ha aggiunto Kaczynski, elencando i problemi che potrebbero sorgere dall'accettare la richiesta europea di ricollocazione dei rifugiati.
Al tempo stesso ha detto che la Polonia è pronta e disposta ad aiutare i rifugiati direttamente nei loro paesi di origine.
La Polonia è uno dei paesi che si sono sempre opposti ai piani UE di ricollocazione in tutta Europa degli oltre 100.000 migranti che hanno già raggiunto il continente. In totale circa 21.000 richiedenti asilo sono stati distribuiti nei paesi europei dall'inizio del programma di ricollocazione, di cui 14.000 provenienti dalla Grecia, e il resto dall'Italia.
A metà giugno la Commissione Europea ha avviato un'azione legale contro la Polonia, l'Ungheria e la Repubblica Ceca, sulla base del fatto che questi paesi non avevano "intrapreso le azioni necessarie" per gestire migranti e rifugiati.
Per tutta risposta il vice-ministro degli esteri Konrad Szymanski ha dichiarato alla Polish Press Agency che il suo paese è pronto a difendere presso una corte europea il proprio diritto a non accogliere rifugiati.
Fonte: Sapere è un dovere
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