La visita ufficiale in Russia del presidente della Repubblica Mattarella cade in un momento di forti tensioni e incertezze internazionali, ma nei tre giorni di incontri moscoviti si percepiscono chiari messaggi di grande collaborazione e dialogo fra l'Italia e la Russia. Sarà l'incontro con il Patriarca di tutte le Russie Kirill a chiudere la visita ufficiale del presidente Mattarella.

Ai colloqui al Cremlino si è discusso dei rapporti bilaterali, di questioni internazionali come la crisi siriana e quella libica, della lotta al terrorismo. La Russia è un partner strategico e indispensabile ora più che mai, questo è il messaggio lanciato dall'Italia durante l'attuale visita a Mosca di Mattarella e i recenti viaggi al Cremlino del Ministro dell'Interno Minniti e del Ministro degli Esteri Alfano. Per tirare le somme della visita ufficiale a Mosca del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, Sputnik Italia ha raggiunto Orietta Moscatelli, caporedattore esteri di Askanews.
— Orietta, quali sono stati i momenti più salienti durante gli incontri fra Mattarella, Putin e Medvedev?
— La visita del presidente Mattarella in Russia, che avviene in un momento di grandi incertezze e diverse tensioni, è già importante di per sé. Inoltre la visita è spalmata su vari giorni e in questo momento rappresenta una sottolineatura di una volontà e una necessità di dialogo con la Russia che l'Italia rivendica da sempre. A livello di rapporti bilaterali è stato importante l'incontro con il premier Medvedev.
Penso che l'incontro con il presidente Putin abbia dato delle indicazioni molto chiare non solo sui temi discussi, come l'economica e la politica internazionale, ma soprattutto per quello che abbiamo visto alla fine dell'incontro: un presidente Putin sorridente con la mano aperta spalancata, di fronte a lui un presidente italiano Mattarella con un ampio sorriso. Ricordiamo che Mattarella è un politico di statura molto seria, ma è anche serioso e percepito come una persona che difficilmente si lascia andare e difficilmente sorride. Lo stesso Putin ha la fama di un uomo di acciaio con tendenza al gelido. Ieri faceva una certa impressione vedere questi due politici, in un momento in cui su Mosca si concentrano le pressioni dell'intero mondo occidentale, con la chiara volontà di esprimere dei gesti di dialogo.
— Mattarella è il primo leader occidentale in visita al Cremlino dopo l'attentato a San Pietroburgo e dopo i raid americani sulla Siria. È una visita che riconferma la solida amicizia fra Italia e Russia?
— Sì, è una visita che riconferma una storica amicizia. Mattarella ha memoria diretta degli anni in cui la politica italiana perseguiva attivamente la politica di ponte verso la Russia e prima ancora l'Unione Sovietica. La visita ha voluto ribadire la volontà, ma anche la necessità del dialogo con la Russia e di considerare la Russia un interlocutore indispensabile, adesso a maggiore ragione sulla Siria e su altre questioni internazionali. Questo è un messaggio che l'Italia ha lanciato anche in seno alla riunione dei ministri degli Esteri del G7 questi giorni a Lucca.
Va sottolineato che nel giro di un mese a Mosca hanno fatto visita il presidente Mattarella, il Ministro dell'Interno Minniti, il Ministro Alfano e credo sia previsto anche un prossimo viaggio del presidente del Consiglio Gentiloni. La politica estera, al di là delle dichiarazioni e dei negoziati tecnici, si fa molto anche nei simboli: in questo momento l'Italia riprende il testimone di Paese che vuole dialogare con Mosca.
— Nonostante le sanzioni e l'embargo che continuano a provocare danni a tutti, i campi di collaborazione italo-russa sono tanti dal settore energetico a quello commerciale e culturale. Dall'inizio dell'anno si è registrato un aumento dell'interscambio del 33%. C'è dell'ottimismo nell'aria, non tutto è perso?
— Definirlo come ottimismo penso sia precoce. Si vuole preparare il terreno per un approccio ottimistico certamente dal punto di vista delle relazioni economiche, perché l'Italia è un Paese che oggettivamente con le sanzioni alla Russia ha perso tantissimo, soprattutto il settore agroalimentare.
Credo che la convinzione secondo la quale si debba parlare con la Russia sia molto più diffusa e allargata in Europa, non è una posizione solo italiana. Era il messaggio sotto traccia della riunione del G7 di Lucca. Per tante ragioni c'è però una grande e crescente difficoltà a esprimere questa convinzione, che secondo me è comunque molto diffusa in tutta Europa.
È lo stesso discorso che abbiamo rivisto stamattina quando è arrivato a Mosca il Segretario di Stato per un incontro con il Ministro Lavrov. È stata una visita carica di tensione, ma le prime parole che ha detto Tillerson sono state: "spero si possa arrivare ad un approccio costruttivo e di dialogo". Sono giornate cariche di enormi incognite e, sinceramente, per una volta tanto il fatto che l'Italia remi contro l'incertezza mi sembra un dato molto positivo.
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