Il 4 Aprile, nella città Siriana di Khan Shaykhun, dal 2014 sotto controllo dei terroristi sostenuti dalle forze politiche occidentali, avveniva un disastro chimico con oltre ottanta morti.
Come noto, non è la prima volta che al governo legittimo della Siria viene accusato di attaccare il suo stesso popolo con armi di distruzione di massa.
In tutti gli analoghi eventi degli anni passati, si è successivamente scoperto che ad aver impiegato agenti chimici furono i terroristi di Al Nusra e Al Qaeda.
Ci sono varie ipotesi: un attacco sotto falsa bandiera imbastito dai ribelli-terroristi e coadiuvato dalle forze di intelligence Israeliane, Inglesi, Saudite e Qatariote. In alternativa potrebbe essere stato un semplice incidente. Le forze di Assad potrebbero aver colpito un deposito di armi dei terroristi, senza sapere che fosse dedito alla produzione e stoccaggio di armi chimiche. Un'altra tesi spiega che le intelligence straniere potrebbero aver fornito informazioni precise ai terroristi presenti ad Khan Shaykhun in merito agli edifici che sarebbero stati presi di mira dalle forze aeree di Assad, così da spostare agenti chimici nei medesimi depositi provocando una strage tra i civili.
Nessun guadagno tattico e un suicidio politico in piena regola. Da qualunque prospettiva si osservi l'accaduto, un attacco chimico intenzionale delle forze siriane non risulta credibile.
Un fattore importante da considerare, per comprendere gli eventi legati all'incidente di Khan Shaykhun, riguarda l'immediata risposta americana.
Il bombardamento con cruise missile che ha provocato una dozzina di morti e qualche leggero danno alla Shayrat Air Base necessitava di almeno un paio di mesi di preparazione. Questo chiarisce ampiamente la portata dell'attacco chimico, le motivazioni e i facilitatori.
Non vanno dimenticati gli esiti più che positivi dell'incontro tra Trump e il principe Saudita, uno dei maggiori sostenitori dell'aggressione alla Siria. Stesso risultato entusiasta dopo il vertice tra il Re della Giordania e il presidente Americano il giorno dopo gli eventi a Khan Shaykhun. Allo stesso tempo ricordiamoci dell'esclusione permanente del consigliere di Trump, Bannon, a favore delle pressioni di McMaster un generale nominato da Trump, prodotto di Petraeus, esponente di primo piano degli interessi dei neoconservatori. Senza dimenticare pochi mesi prima l'esclusione di Flynn, altro personaggio che sconsiglia da anni un'aggressione militare alla Siria per le conseguenze che ciò comporterebbe a livello internazionale.
Molto ambigua risulta anche l'assenza di uomini legati all'intelligence USA durante il vertice che ha assistito al bombardamento in Siria la notte del 6 Aprile. Voci di corridoio affermano che più agenzie americane avrebbero sconsigliato Trump di agire sulla base di notizie parziali o false in merito all'attacco chimico a Khan Shaykhun. Trump, contrariamente a quanto affermato durante la campagna presidenziale ha liquidato i consigli della sua intelligence preferendo agire in maniera unilaterale, sotto una presunta pressione di generali interventisti come McMaster.
E' anche possibile che i generali vicini a Trump abbiano caldeggiato quest'ultima ipotesi per il pericolo di una reazione Russa. Restano comunque forti perplessità in merito all'intenzione degli attacchi.
Nei giorni passati si sono lette ricostruzioni fantasiose che ipotizzano una connivenza negli attacchi tra Russia e Stati Uniti, una messa in scena per placare le anime più interventiste degli Stati Uniti. Non ci sono prove a sostegno di tale ipotesi e i relativamente limitati danni all'aeroporto militare Shayrat sono da imputare più ad un'elevata capacità di difesa dello spazio aereo Siriano da parte di Damasco e Mosca (s-300?) o ad una forte inefficienza dei sistemi Cruise della Raytheon. Nei prossimi giorni, con più informazioni a disposizione sarà importante analizzare quest'ultimo aspetto, tabù negli Stati Uniti vista l'importanza del complesso militare industriale, scevro da ogni genere di critiche. Tant'è che negli Stati Uniti, la stampa ha subito parlato di un successo completo dell'attacco e di 58 missili su 59 che hanno centrato il loro bersaglio.
Quello che Trump fatica a comprendere è che rompendo il vaso di pandora, implicitamente autorizza le intelligence straniere e i terroristi sul campo in Siria ad invocare l'aiuto americano semplicemente utilizzando gas tossici contro civili ed incolpando Assad. Il circuito mediatico e politico penserà al resto. Trump non si rende conto di essere, adesso, completamente nelle mani di media, servizi segreti, al qaeda e neocon che lavorano attivamente per coinvolgere gli Stati Uniti ancor più in Siria. Trump ha ceduto intenzionalmente allo stato profondo sperando di poter salvare la propria presidenza, ma in questa maniera si è condannato ad essere il pupazzo del deep state. Ragioniamo per un momento su cosa potrebbe accadere nelle prossime settimane.
Nel caso in cui dovesse invece arrivare una nuova richiesta di intervento da parte di al qaeda con l'uso di gas tossici e Trump si rifiutasse di impiegare la forza, come nella notte del 6 Aprile, verrebbe trattato come Obama nel 2013 suicidandosi politicamente. Trump ha già perso la sua base elettorale più fedele che lo aveva votato per fermare le azioni di guerra americane all'estero. Decidendo di bombardare la Siria ha aperto la porta per una fine anticipata della sua presidenza o per un conflitto su grande scala. Qualunque ipotesi prevalga, per gli Stati Uniti ricomincia una nuova fase di conflittualità in medio oriente, contrariamente a quanto affermato da Trump per tutta la campagna presidenziale. Un'inversione a 180 gradi che svela le reali intenzioni della presidenza americana: continuare a preservare il ruolo unipolare degli Stati Uniti, pur non avendone le capacità operative e militari. In fin dei conti, Obama ha resistito per sei anni all'ala più estremista dello stato profondo, a Trump sono bastati ottanta giorni per capitolare e assecondare volontariamente i piani di attacco alla Siria. Qualunque sia la verità nascosta di questi due eventi, è chiaro a tutti che da ora in avanti, nulla sarà più come prima.
L'articolo di Federico Pieraccini originariamente pubblicato sul sito L'Antidiplomatico.
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