Probabili discendenti degli antichi Medi, la loro storia è stata una perenne divisione tra varie tribù originarie usate, volta per volta, dai Paesi vicini per farsi la guerra tramite interposta persona. Lo fecero, ad esempio, l'impero ottomano e la Persia e molti curdi si trovarono frequentemente a combattere altri curdi per interessi che non li riguardavano direttamente. Pensando alla loro comprensibile ambizione di voler costituire un unico Stato Curdo (l'inafferrabile Kurdistan, di cui tutti parlano) e mettendo da parte le personali ambizioni dei leader, è oggi difficile comprendere il senso delle lotte intestine, spesso cruente, che ancora attraversano la loro storia recente.
Se, tuttavia, l'esercito turco si muovesse apertamente contro i locali miliziani del PKK, l'esercito iracheno non potrebbe fingere di non vedere e nascerebbe uno scontro aperto tra i due Stati. Inoltre, non si potrebbe escludere che l'Iran, desideroso di fermare le mire egemoniche turche, partecipi a quel conflitto aizzandovi le Unità di Mobilitazione Popolare. Ci troveremmo quindi di fronte a una nuova guerra che, seppur indirettamente, vedrebbe contrapposte Iran e Turchia.
Probabilmente sollecitato dai turchi, anche Barzani, il Presidente del Kurdistan iracheno e del PDK, ha richiesto che il PKK si ritiri dall'area e gli scontri a fuoco degli scorsi giorni tra i Peshmerga curdo-iracheni e quelli curdo-turchi ne sono la naturale conseguenza.
Checho ha immediatamente dimostrato da quale parte sta con il ringraziare pubblicamente il Presidente Barzani per il supporto avuto nella battaglia contro i terroristi, per la costante difesa del popolo Yazidi e per avere riconosciuto immediatamente la costituzione del nuovo partito.
Pur senza dichiararlo, è così cominciato anche a Sinjar uno dei capitoli di un nuovo conflitto intra-curdo, con la gioia di Turchia, Iran e di tutti coloro che vogliono impedire con ogni mezzo la nascita di un grande Kurdistan unificato.
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