Trump e il linciaggio mediatico italiano

© AP Photo / John LocherDonald Trump
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Di Trump si è detto tutto e di più, il coro mediatico occidentale, italiano compreso, ha letteralmente linciato il nuovo presidente americano: sessista, omofobo, razzista e via discorrendo. Tutti contro Trump, ma perché?

Brutto e cattivo, Donald Trump non va proprio giù. Il mainstream italiano non fa che parlare del nuovo presidente americano solamente in relazione al muro con il Messico, che già esiste tra l'altro, al tema degli omosessuali, degli immigrati e degli scandali con le donne. Quasi nessuno si è chiesto invece quali conseguenze possa avere l'elezione di Trump sugli interessi nazionali italiani.

A Roma il 3 febbraio si è tenuta la conferenza "Trump l'oeil", organizzata da "Cultura Civismo Comunità", che ha proposto al pubblico una visione critica di Donald Trump, grazie ai preziosi interventi di esperti in geopolitica come Fulvio Scaglione, Antonio Albanese e Paolo Sensini. Sputnik Italia a margine dell'evento ha intervistato uno dei relatori, Paolo Sensini, storico e analista di geopolitica.

© Foto : Tatiana SantiLa conferenza “Trump l’oeil”
La conferenza “Trump l’oeil” - Sputnik Italia
La conferenza “Trump l’oeil”

— Ad Obama appena eletto fu dato il Nobel per la Pace. Paolo, come spiegheresti il linciaggio mediatico, anche italiano, che osserviamo invece contro Trump?

— Sia Obama sia la Clinton erano i candidati che assicuravano la continuità del sistema così come l'abbiamo visto fino ad ora e dunque sono stati sostenuti con un'enfasi esagerata. Dall'altro lato si dipinge Trump come una specie di macchietta, un pazzoide, un personaggio strampalato, ridicolo ecc. Trump denunciava un cambiamento complessivo sia della politica estera americana, e sappiamo che cos'ha rappresentato dal dopoguerra fino ad oggi questa politica, sia della vita interna degli statunitensi. Trump vuole cambiare e cercare di dare una spinta, un reset del quadro economico e riportare un benessere all'interno, dove invece sta sgretolando giorno dopo giorno la classe media, perno di tutti i Paesi, soprattutto degli Stati Uniti.

— A proposito di cambiamento, uno dei punti cruciali della politica di Trump è un'apertura alla Russia. Il dialogo fra Washington e Mosca dovrebbe essere auspicabile per tutti, europei e italiani compresi. Perché Trump fa paura invece?

— Fa paura proprio per questo, al contrario di quella che è la geopolitica statunitense dalla guerra fredda in avanti, è cambiato completamente tutto il quadro: trovare una normalizzazione, un elemento di distensione nelle relazioni internazionali sarebbe positivo per tutti. Per chi non lo è? Evidentemente per chi ha come elemento portante quello di creare fibrillazione, alimentare paure, tenere in piedi un apparato militare importantissimo e gigantesco. Di fronte tutti costoro Trump rappresenta un grosso pericolo. 

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— Per chi esattamente Trump è un pericolo?

— Per il military industrial complex, l'apparato militare industriale, che vuol dire l'intelligence, l'industria, i militari, il Pentagono e la NATO. Questi elementi si muovono tra Stati Uniti ed Europa.

— Con Trump l'Italia che ruolo potrebbe avere nel Mediterraneo, ma anche nei rapporti con la Russia?

— In primo luogo, visto le dichiarazioni di Trump sulla NATO, avrebbe l'occasione di porre la questione delle 113 basi USA e NATO disseminate su tutto il territorio italiano, con lo scopo di eliminarle. Se si vuole veramente ridimensionare la NATO, innanzitutto bisogna cominciare a togliere tutte le basi in Italia.

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In secondo luogo bisogna creare, come Italia, le premesse affinché l'Europa non veda nella Russia un elemento conflittuale, un elemento che crea osmosi negativa. L'Italia dovrebbe essere un ponte verso un Paese con cui ci sono ottime relazioni economiche, avremmo solamente dei vantaggi nel creare dei rapporti normali e distesi, soprattutto sul piano energetico. Ciò non significa sudditanza nei confronti della Russia, vuol dire avere rapporti con un grande Paese, che ha una grande potenza militare, economicamente con dei gravi problemi interni, ma con una capacità di proiezione internazionale molto vasta e importante. Questa capacità della Russia è stato l'elemento stabilizzatore nel quadrante più complicato del mondo che è il Medioriente.

L'Italia questo dovrebbe chiedere, proprio perché abbiamo anche una Libia che è il grande fenomeno destabilizzante per il flusso di migranti che arrivano continuamente. Ora ci viene detto che si può arrestate questo flusso, perché prima non si poteva fare?

— In questo contesto l'Italia che carte potrebbe giocare?

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— L'Italia potrebbe giocare sul fatto che è cambiata l'alleanza dell'Egitto, un Paese che dopo Camp David del '78 è diventato suddito degli Stati Uniti, ed è passato con al-Sisi poi gradualmente verso un'alleanza con la Russia. L'Italia in questo gioco di sponda con l'Egitto, con cui abbiamo ottime relazioni, può riporsi in mezzo al Mediterraneo come elemento riappacificatore. Questa a mio avviso è la sfida più importante che possiamo augurarci.

— Possiamo dire che con Trump, con una minor dipendenza dalla NATO e dalle sue basi, l'Italia può essere più libera nelle sue scelte politiche?

— Questo è ovvio, avere 113 basi militari USA-NATO in Italia è un elemento che non ti permette nessuna libertà economica, nessuna libertà di azione. A parte il fatto che abbiamo sul suolo italiano un centinaio di testate nucleari, una potenza enorme non di poco conto per un Paese che ha fatto la scelta contro il nucleare.

Questo libererebbe inoltre delle grandi energie, possibilità interne, non ci sarebbe questa cauzione, quest'ombra politica americana che va avanti dalla seconda Guerra Mondiale, quando l'Italia è diventata, di fatto, un Paese sotto influenza americana. L'Italia era la faglia dello scontro fra i due blocchi, che ora non esistono più, tutto è cambiato. Liberarsi di questa servitù militare sarebbe un elemento fondamentale.

— In Italia Trump è stracriticato dal punto di vista dei problemi interni americani: diritti degli omosessuali, il sessismo, il muro con il Messico, che già esiste… Nessuno si pone però la domanda dal punto di vista italiano: che cosa significherà Trump per gli interessi italiani?

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— È un segno di grande provincialismo e di una disconnessione dalla realtà. Sembra di vivere su delle onde che non sono le proprie, ma di qualcun altro. È un vero dibattito, parlando di agenda politica, trovare motivi di conflitto con un presidente per la questione degli omosessuali e i bagni dei transgender? Sono cose ridicole, come la storia del muro con il Messico, che esiste da tanti anni. Non mi risulta che Trump abbia ancora fatto tutte le guerre che ha fatto Obama. In termini di guerre Obama ha battuto tutti i record: solo l'anno scorso ha sganciato 26 mila bombe!

Come al solito i media giocano a creare dei fantasmi e dei finti problemi in cui la gente cade sempre. Abbiamo un precedente, il caso di Berlusconi: guardare attraverso il buco della serratura le sue vicende personali era diventata la pruderie più grossa che c'era. Questo perché si era creata una liaison energetica con Gheddafi e la Russia, uno sganciamento quindi dagli Stati Uniti. Si è buttato un osso al pubblico, come avviene spesso a livello mediatico, e la gente ha guardato il dito e non la luna. Con Trump siamo esattamente allo stesso punto.

L'opinione dell'autore può non coincidere con la posizione della redazione.

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