Il progetto, detto Vision 2030, è, però un progetto di lungo termine e ha gia' mostrato tutte le difficoltà di realizzazione che si potevano immaginare. Anche se i costi della produzione saudita sono inferiori a quelli dei maggiori concorrenti e la qualità del loro petrolio è ottima, un livello sotto i 50 dollari si è dimostrato uno sforzo insostenibile a lungo termine perfino per le casse di quel ricco Stato.
Nasce da questo timore la decisione di riunire i membri del cartello petrolifero, l'OPEC, per concordare il modo di far risalire i prezzi. L'unica maniera possibile: ridurre le produzioni e, quindi, l'offerta. Dopo un primo incontro a febbraio che non portò a nessuna intesa, si è arrivati alla riunione di Dicembre a Vienna, dove l'intesa sembra essere stata raggiunta.
Se il prezzo salisse veramente a 60 dollari (o magari oltre), ciò costituirebbe un incentivo ai produttori di shale per rientrare in gioco e, esattamente per cercare di evitarlo, si è annunciata una nuova riunione tra sei mesi con l'obiettivo di valutare l'andamento del mercato. Se, infatti, gli USA ritornassero a pompare come nel passato, la quantità di petrolio offerta ritornerebbe eccedente e i prezzi calerebbero ancora. I sacrifici dei tradizionali produttori sarebbero quindi stati inutili e le quote di mercato di ciascuno diminuirebbero. L'annuncio di un prossimo incontro suona quindi come un avvertimento agli ultimi arrivati: se tornerete a investire grazie ai prezzi di vendita più alti correrete il rischio che noi si torni a farvi la guerra e vi saranno nuovi fallimenti.
Infine, gli USA, il Canada, la Cina, il Messico e la Norvegia, anch'essi importanti produttori, non han partecipato alle negoziazioni e sono rimasti liberi da qualunque impegno. E se riempissero loro il calo dell'offerta disponibile?
Come si vede, nonostante l'enfasi data da tutti i giornali specializzati, non c'e' alcuna certezza su dove andrà realmente il mercato. Puo' darsi che il prezzo si mantenga sulle attuali quotazioni, così come potrebbe invece calare ai bassi livelli precedenti.
La permanenza della crisi economica mondiale con conseguente scarsa domanda di energia, l'abbondanza delle fonti, i problemi nel far quadrare i conti in molti Paesi, potrebbero far sì che l'accordo raggiunto possa trasformarsi in una bolla d'aria destinata a svanire ben presto.
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