È noto che la politica europea è legata direttamente alla cabina di regia d'oltreoceano, in particolare per quanto riguarda i rapporti con la Russia. Hillary Clinton vede in Putin il male assoluto e sogna per la Siria lo stesso scenario libico, a differenza di un Trump decisamente più aperto al dialogo con Mosca e che ha definito la NATO un organo ormai obsoleto.

— L'esito delle elezioni americane influenzerà ovviamente il contesto politico dei Paesi europei e lo scacchiere geopolitico internazionale. Germano Dottori, chi fra i due pretendenti alla Casa Bianca è "più auspicabile" per gli interessi nazionali italiani?
— E' una questione assai complessa. Se vincerà la Clinton, l'Italia non dovrà modificare la propria politica libica, potrà continuare ad investire nella riconciliazione con l'Iran, ma sarà costretta a limitare drasticamente i propri rapporti economici e politici con la Federazione Russa. In questo senso, alcune scelte di schieramento fatte dal Premier Renzi e dal suo Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni paiono francamente incoerenti rispetto all'obiettivo italiano di pervenire alla cancellazione delle sanzioni che limitano attualmente gli scambi tra Unione Europea e Russia. Non rientra negli interessi europei ed italiani neanche la crescita complessiva dell'instabilità che la Clinton recherebbe con sé.
Nel secondo dibattito presidenziale, svoltosi il 9 ottobre scorso a St. Louis, in Missouri, Hillary è stata chiara: priorità ai diritti delle donne. Mi chiedo cosa ne pensino i sauditi, che pure la finanziano generosamente. Secondo me a Riyahd c'è chi teme lo scoppio di una Primavera locale.
— Fino a che punto potrebbero complicarsi i rapporti fra Europa e Russia nel caso vincesse Hillary Clinton?
— In questa campagna elettorale, Hillary ha fatto delle future relazioni con Mosca una questione centrale, nell'intento di sfruttare il riflesso antirusso diffuso tra gli americani per colpire Trump, che invece invoca un disegno di stabilizzazione globale da perseguire insieme alla Federazione Russa. Sono state dette parole pesanti, cui da Presidente la Clinton dovrebbe dare seguito. Il 9 ottobre, a St. Louis, Hillary ha anche accennato all'imposizione di una no fly zone in Siria ed esplicitamente prospettato la creazione di fasce di sicurezza in territorio siriano, aprendo infine alla possibilità di denunciare per crimini di guerra il regime di Damasco e la Russia. Non è poco! Per quanto continui ad affermare che da Presidente cercherebbe la collaborazione di Mosca su alcuni dossier, è chiaro che Hillary ha in testa altro. In nome dei diritti umani la Clinton riprenderebbe a soffiare sul fuoco in Ucraina e forse inizierebbe a farlo anche in Bielorussia o in Armenia. Si confermerebbe anche la svolta impressa alla Nato in occasione del recente vertice di Varsavia. Trump, invece, l'Alleanza la vorrebbe riorientare in funzione del contrasto al terrorismo internazionale e della lotta all'Islam politico radicale, un terreno sul quale Russia e Nato, e quindi l'Europa, possono collaborare efficacemente.
— Donald Trump è letteralmente demonizzato dalla stampa italiana, ma dal punto di vista della sicurezza mondiale, quanto è pericolosa la candidatura della Clinton, che vede in Putin un nemico da combattere e auspicherebbe per la Siria lo stesso scenario libico?
— Il pubblico italiano non è ancora educato a leggere la politica internazionale attraverso il prisma geopolitico. E' fermo alla dialettica ideologica della Guerra Fredda, anche se il Muro di Berlino è caduto e la Russia non è più comunista. La stampa si schiera con Hillary perché è donna e genericamente percepita come una progressista, quindi in linea con il mainstream nazionale, mentre Trump è visto come un campione della destra sociale, praticamente come una specie di fascista. Proprio lui, che è un campione dei New York Values invisi ai Repubblicani più conservatori! Al magnate ha molto nociuto, a mio avviso, il compromesso fatto alla Convenzione repubblicana, al quale ha dovuto sacrificare il suo originale impegno a rendere universale il cosiddetto Obamacare, garantendo a tutti gli americani l'assistenza sanitaria. Oggi gli sarebbe più facile recuperare i sostenitori di Sanders.
— Dalla stampa e il governo italiani gli Stati Uniti assieme alla figura del presidente americano sono visti come una stella polare da seguire. Nel caso alle elezioni vincesse Trump, i media italiani, che hanno a lungo attaccato il candidato repubblicano, rigireranno la frittata e canteranno le lodi al nuovo presidente americano? Come?
— Non credo. Continuerebbero ad attaccarlo, come fecero con Reagan, salvo riconoscerne i meriti molti anni dopo la sua uscita dalla Casa Bianca. Nel migliore dei casi, non capendolo, lo definirebbero un incapace. La stampa italiana è lenta a comprendere i cambi di paradigma. Non ha ancora metabolizzato Obama, figurarsi Trump…
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