Usando lo pseudonimo Said Ramzi, egli ha condotto l'indagine per il documentario «I soldati di Allah» sui giovani jihadisti. La prima visione del documentario è prevista in Francia per lunedì.
«Il mio obiettivo era cosa avviene nelle loro teste», ha dichiarato il giornalista a France-Press.
«Una delle lezioni principali è che nelle loro attività non c'è alcun segno dell'islam. Non c'è la volontà di migliorare il mondo. Solo smarrimento che si intreccia ad inclinazioni suicide a cui si aggiunge la manipolazione dei giovani», ha detto Ramzi.
Egli ha fatto sapere di essere entrato in contatto con i radicali semplicemente attraverso i social network. Dopo di che capitava frequentemente nel loro campo. Una volta una donna gli ha consegnato una lettera con delle istruzioni. Nella lettera c'era il piano di un attentato in un night club.
Il piano è stato sventato dall'arresto del gruppo.