La richiesta di indipendenza dai burocrati europei viene dal Movimento Popolare Contro l'UE, che preme sul governo affinché si tenga un referendum nel paese.
La piattaforma del movimento, politicamente trasversale, sostiene che dopo 40 anni di appartenenza al blocco dei 28 paesi, è tempo di dare alla nuova generazione di danesi la possibilità di esprimere un voto.
Il movimento ha dunque lanciato una petizione per costringere il governo a discutere la questione.
L'eurodeputata Rina Ronja Kari, iscritta al movimento, ha detto: "Se fate il confronto tra l'Europa di oggi e quella a cui i danesi aderirono 40 anni fa, c'è stato un drastico cambiamento. Siamo passati da un'unione per la cooperazione commerciale a una Unione Europea che interferisce in quasi qualsiasi aspetto della nostra società. Pensiamo quindi che sia giusto chiedersi: ‘è davvero questo ciò che volevamo? o vogliamo piuttosto lasciare l'Unione Europea?‘".
Ma il professor Kasper Møller Hansen dice: "Per quanto ci sia ancora una maggioranza favorevole alla permanenza nell'UE, la voce degli euroscettici ha il vento in poppa".
Il movimento, che ha visto il suo sostegno crescere dello 0,9 percento nelle scorse elezioni per il Parlamento Europeo del maggio 2014, ha guadagnato oltre 1.200 nuovi membri e questo fine settimana terrà il suo più importante congresso di partito da 20 anni a questa parte.
Il "no" che ha prevalso in quel referendum ha significato che la Danimarca continuerà a partecipare alle riunioni europee per le politiche di cooperazione solo quando ci sarà un ministro danese dotato di diritto di veto.
La europarlamentare Kari ha detto: "Ci siamo arrampicati sui lampioni e abbiamo distribuito volantini in tutta la Danimarca. Siamo stati nei media e nei social media come non era mai avvenuto prima, e il nostro furgone pubblicitario ha viaggiato da Bornholm a Skagen. Il risultato di dicembre ha mostrato che quando lavoriamo assieme possiamo opporre resistenza all'UE".
Secondo il portavoce europeo Kenneth Kristensen Berth del Partito Popolare Danese, la richiesta di un referendum sulla permanenza nell'UE arriva al momento sbagliato.
Dice: "Avremo un referendum in Gran Bretagna tra qualche mese, che determinerà in modo molto importante quale direzione la cooperazione UE debba prendere. Dobbiamo aspettare e vedere [come va il voto]".
Anche tra coloro che dicono di voler votare affinché la Gran Bretagna rimanga parte dell'UE, più di un quarto (25,6 percento) dice che l'entrata della Turchia li renderebbe più propensi a cambiare idea e a votare per l'uscita.
Originariamente pubblicato da Lizzie Stromme sul sito Sapere è un dovere
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