Se gli Stati Uniti vogliono mostrare al mondo la loro Forza di reazione rapida e esibire i propri muscoli a Mosca, ciò non significa che l'Italia con le tantissime basi americane sul suo territorio debba diventare un laboratorio di guerra. Anche se per il ministro della Difesa Pinotti e il governo l'Italia deve essere la più grande portaerei del Mediterraneo, per gli italiani le cose non stanno così. C'è chi dice "no" alla guerra, alle basi americane che provocano danni all'ambiente e alla salute dei cittadini, "no" alle maxi esercitazioni Nato. I media principali italiani però non dicono una parola sulla Trident Juncture e non danno voce a chi vorrebbe esprimere il suo dissenso.

— Chiara, parlaci della manifestazione che avete organizzato a Marsala qualche giorno fa e del vostro dissenso.
— La manifestazione di sabato è stata il culmine di una mobilitazione che è iniziata un mese fa. Partendo da Marsala ci siamo riuniti in un coordinamento provinciale, che ha raccolto diverse città della provincia di Trapani, quelle più vicine geograficamente all'aeroporto di Birgi. Noi, il comitato No guerra No Nato e il coordinamento No Muos insieme abbiamo indetto questa manifestazione regionale.
Alla manifestazione hanno partecipato gli abitanti della Sicilia, ma anche i movimenti in difesa dei diritti civili e le lotte sociali, il movimento No Triv. L'importante è stato il movimento dal basso, la partecipazione dei cittadini, abbiamo capito come gli abitanti abbiano preso conoscenza del fatto che è a partire dagli abitanti dei territori che cambiano le cose.
I nostri "no"erano contro la guerra, contro la Nato nello specifico, perché è nata come alleanza di difesa, ma in realtà è un'alleanza volta all'offensiva, l'abbiamo visto in Afghanistan, in Libia. Diciamo "no"alle strutture belliche, alle esercitazioni che si svolgono fino al 6 novembre nella nostra area.
— Quali sono i danni per le città siciliane provocati dalle esercitazioni Nato e dalle innumerevoli basi americane?
— Noi siciliani è da anni che viviamo sulla nostra pelle quelli che sono i danni e le conseguenze di queste infrastrutture che si trovano in più parti del nostro territorio: mi riferisco ai radar di Lampedusa, all'aeroporto di Sigonella, ai radar vicino a Marsala. Si è riscontrato come le antenne del Muos di Niscemi abbiano aumentato la percentuale di malformazioni fetali, di inquinamento dei mari e dei laghi. Parliamo anche di estinzione di fauna e vegetazione. L'aeroporto di Marsala, luogo che ospita le esercitazioni Nato, è prospiciente alla riserva naturale dello Stagnone, che diversi zoologi hanno definito un unicum in tutta Europa, perché è un laboratorio zoologico. L'inquinamento vicino alla riserva è acustico, un tipo di inquinamento, come spiegano gli esperti, che non viene avvertito nell'immediato. Le ripercussioni si avranno nel ciclo vitale. Abbiamo ricevuto anche le lamentele delle persone che vivono nelle campagne della zona, le quali durante la notte vengono svegliate da boati fortissimi. C'è da ricordare che martedì scorso due aerei grandissimi hanno dovuto fare un atterraggio di emergenza nel preziosissimo parco di Selinunte!
— Come mai secondo te i media italiani non parlano della Trident Juncture, l'esercitazione Nato più grossa dalla fine della guerra fredda? Perché tacere su questioni così importanti e anche pericolose?
— In Italia la sfera politica ha un'enorme importanza e esercita una grande pressione sul livello mediatico. Gli articoli pubblicati sulle grandi testate non hanno fatto altro che riprendere le affermazioni del ministro della Difesa Pinotti, la quale dice al popolo di stare sereni e tranquilli. I media non hanno dato voce a chi esprimeva un forte dissenso alle esercitazioni Nato.
— C'è chi dice no come voi infatti. Che appello vorresti fare agli italiani, magari a chi non era a conoscenza di queste maxi esercitazioni e del fatto che in Italia per esempio ci sono 90 bombe atomiche americane?
— La nostra terra è considerata come laboratorio di sperimentazione bellica e come la più grande portaerei del Mediterraneo, ma in realtà noi vogliamo che emerga per quello che è: la perla del Mediterraneo. Il mio appello è di far crescere dentro di sé una coscienza critica, di capire che solo a partire da noi, protagonisti dei nostri territori, ci può essere un cambiamento. Bisogna informarsi, contro informarsi, non fermarsi sulla verità dettata dai grandi. Soltanto noi possiamo difendere la nostra terra. Gli altri in alto hanno altri interessi di potere e di denaro.
Il mio appello è che le diverse organizzazioni e movimenti lavorino insieme per riuscire a portare avanti dal basso una lotta unica contro chi ci governa in questo modo.