Erdogan, contro i curdi o contro l'Isis?

© Sputnik . Sergey Guneev / Accedi all'archivio mediaPresidente turco Recep Tayyip Erdogan
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Secondo il New York Times, il presidente della Turchia andrebbe verso elezioni anticipate forte del sostegno popolare che gli deriverebbe non solo dalla battaglia contro l'avanzata dell'Isis, ma dalla sua vera priorità, la lotta ai separatisti curdi.

Non è raro che un leader politico in difficoltà ricorra a tattiche diversive per sviare l'attenzione dell'elettorato e tentare di ribaltare le proprie fortune. E' quanto sta facendo oggi il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che, secondo un editoriale senza firma del New York Times, ha dato nuovamente fuoco alle polveri della guerra contro i separatisti curdi "nel tentativo di rimanere al potere dopo la batosta subita dal suo Partito per la Giustizia e lo Sviluppo alle ultime elezioni parlamentari".

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Il quotidiano Usa accusa Erdogan di essere ricorso alla guerra contro i curdi, peraltro impegnati a contrastare i tagliagole dello Stato islamico, per far leva sui sentimenti nazionalisti dei turchi e incrementare così il sostegno al suo governo.

Negli ultimi anni, Ankara era giunta a una pace precaria coi separatisti curdi del Pkk, dopo tre decenni di guerra "costata la vita a circa 40 mila persone, perlopiù uccise dalle forze di sicurezza turche". Il pretesto per la ripresa delle ostilità è stato fornito dall'uccisione di due funzionari di polizia turchi, che il governo Erdogan ha imputato proprio al Pkk.

Il mese scorso, il presidente turco ha acconsentito a sostenere gli Stati Uniti nella lotta contro lo Stato islamico, mettendo a disposizione delle forze aeree Usa la base di Incirlik, non lontana dai confini con la Siria.

Stando al New York Times, però, "è evidente che la vera priorità di Erdogan è la lotta ai separatisti curdi", anche a costo di favorire in questo modo l'avanzata e il consolidamento del Califfato di Al Baghdadi in Siria e in Iraq.

Gli Stati Uniti — conclude l'editoriale — "dovrebbero ricorrere alla loro influenza nella regione e per arrestare i combattimenti, tra turchi e separatisti curdi, e per privare Erdogan di qualunque scusa per proseguire un'operazione militare che rende il difficile sforzo contro lo Stato islamico ancora più arduo". 

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