"La libera circolazione dei cittadini europei è parte integrante del mercato unico e un elemento centrale del suo successo". Così la Commissione Ue risponde alle dichiarazioni del ministro britannico Theresa May sulla limitazione degli ingressi di emigrati comunitari in Gran Bretagna. Il diritto alla libera circolazione, aggiunge l'Ue "non è un diritto incondizionato e già ora non consente non consente il turismo dei benefit".
In un editoriale sul Sunday Times, il ministro May definisce l'attuale livello dell'immigrazione "non sostenibile", in quanto mette troppa "pressione sulle infrastrutture, come case e trasporti, e i servizi pubblici, come scuole ed ospedali". Il ministro, sottolinea che l'immigrazione dai paesi Ue è più che raddoppiata rispetto al 2010, ed "è per questo che la volontà del governo di rinegoziare la relazione della Gran Bretagna con l'Ue è così importante".
La May sostiene che "ridurre l'immigrazione al netto dall'Ue non significa un mancato rispetto del principio di libera circolazione. Quando è stata inizialmente sancita, libera circolazione significava libertà di spostarsi per lavorare, non libertà di attraversare le frontiere per cercare un lavoro o usufruire delle politiche previdenziali".
Il ministro britannico chiede una riforma della libera circolazione comunitaria, in modo da autorizzare la permanenza in Gran Bretagna soltanto a chi possiede un lavoro e chiudendo invece le porte ai disoccupati che provengono da altri paesi Ue.
Nelle dichiarazioni del ministro degli Interni britannico c'è l'affondo all'accordo di Schengen, che elimina i controlli sistematici alle frontiere e al quale la Gran Bretagna non aderisce.
Per la May Shengen avrebbe alimentato la crisi dei migranti. Le tragedie di quest'estate "sono state esasperate dal sistema europeo della libera circolazione".
Il saldo migratorio nella Gran Bretagna ha raggiunto il "massimo storico" su dodici mesi (da marzo 2014 a marzo 2015), pari a 329mila persone.