
Piccoli Stati: tra l'incudine e il martello
"Il fenomeno della Guerra d'Inverno consiste principalmente nel fatto che entrambe le parti, ognuna a suo modo, avevano cercato di evitarla," — afferma il presidente dell'Associazione degli Storici della Seconda Guerra Mondiale Oleg Rzheshevsky. Cosa ha indotto l'Unione Sovietica, che negli anni '30 perseguiva la politica di "sicurezza collettiva", ad iniziare la guerra?
Stalin aveva spiegato le ragioni che lo avevano spinto ad avviare le trattative con la Finlandia: "La Germania è pronta ad espandersi in ogni direzione a scapito dei suoi vicini, comprese la Polonia e l'Unione Sovietica. La Finlandia può facilmente diventare il trampolino di lancio per azioni anti-sovietiche per ciascuno dei due principali blocchi di Stati borghesi e imperialisti: quello tedesco e quello anglo-franco-americano. Non è escluso che possano lanciare un intervento comune contro l'Unione Sovietica e la Finlandia possa essere una moneta di scambio di un altro gioco, trasformandosi in una testa di ponte per una grande guerra contro di noi".
Lo smembramento della Cecoslovacchia democratica, sancito nel settembre 1938 a Monaco di Baviera con il placet dei leader di Gran Bretagna, Francia e Italia a favore della Germania nazista, aveva confermato la validità di tali preoccupazioni, mostrando la vulnerabilità degli Stati più piccoli dell'Europa di quel tempo.
I negoziati con l'URSSs con gli occhi di Väinö Tanner

Sebbene l'Armata Rossa si preparasse ad una possibile (ma non scontata!) guerra con la Finlandia nell'estate del 1939, Stalin e il Commissario del Popolo per gli Affari Esteri Vyacheslav Molotov non volevano spingere gli eventi verso questo scenario. Avevano rappresentato la parte sovietica ai colloqui di Mosca nell'autunno del 1939, ed erano pronti a discutere in dettaglio tutte le questioni controverse. Ma le figure di primo piano delle autorità della Finlandia non si erano degnate di partecipare alle fasi concitate del processo di negoziazione. Il presidente Kyösti Kallio, il premier Aimo Cajander e il ministro degli Esteri Eljas Erkko si erano trovati affari più importanti in patria!
Il 12 ottobre 1939 la delegazione finlandese era guidata dall'ambasciatore della Finlandia in Svezia Juho Kusti Paasikivi. Insieme a lui si erano recati al Cremlino l'ambasciatore della Finlandia a Mosca Iriё-Koskinen, il colonnello Aladar Paasonen e Johan Nyukopp. Il 21 ottobre sono stati raggiunti dal ministro delle Finanze Väinö Tanner. In seguito Stalin e Molotov ritenevano che Tanner non fosse il principale responsabile del fallimento dei negoziati. Per il loro fallimento, il politico era stato criticato in Finlandia.
Cercando di difendersi, Tanner ha scritto: "Dopo la guerra, quando la Finlandia è stata obbligata sulla base di un nuovo trattato a cedere un'area molto più vasta, la posizione finlandese del 1938 e 1939 è stata criticata. Eppure in quel momento un altro approccio sulla crisi era quasi impossibile".
Tuttavia le memorie di Tanner mettono in dubbio la correttezza di tali dichiarazioni. Ha scritto che il 12 ottobre, "i rappresentanti sovietici facevano riferimento allo stato di guerra in Europa e dichiaravano che gli interessi vitali dell'Unione Sovietica richiedevano che nessun nemico potesse entrare nel Golfo di Finlandia. Nel sud del golfo gli interessi dell'Unione Sovietica sono garantiti dall'accordo con l'Estonia, ma una tale garanzia a nord non esiste. Era stato proposto che Helsinki accettasse di sottoscrivere un accordo locale sulla mutua assistenza nel garantire la sicurezza del Golfo di Finlandia. Poi i colloqui avevano toccato la necessità di una base militare sulla costa della Finlandia e per questo era stata proposta la penisola di Hanko come possibile luogo di dislocazione. Inoltre avevano esortato la Finlandia a cedere la penisola di Rybachy fino a Maattiiuono. Col fine di proteggere Leningrado, il confine tra i Paesi sarebbe stato dovuto essere spostato al di là della linea Kuolemayarvi-Kyuyurola-Muolaa-Lipol. La Finlandia doveva inoltre cedere le isole del golfo, tra cui Suursari e Koivisto. In compenso l'Unione Sovietica era pronta a cedere il territorio della Carelia orientale, ovvero un'area molto più grande delle terre richieste. Per evitare altre controversie, i sovietici avevano deciso di non sollevare la questione delle isole Aland.
I rappresentanti finlandesi avevano dichiarato di opporsi con forza ad un trattato di mutua assistenza e sulle concessioni territoriali, motivandolo col fatto che "la Finlandia non poteva rinunciare all'inviolabilità del suo territorio".
Il 14 ottobre alla delegazione finlandese era stato inviato un memorandum. L'Unione Sovietica pretendeva la cessione di una serie di isole del Golfo di Finlandia, parte della Carelia e della penisola di Rybachy, nonché di affittare per 30 anni una parte della penisola di Hanko con un raggio di 5-6 miglia nautiche a sud e ad est. In compenso alla Finlandia era stato offerto il doppio dei territori (5.528 kmq) in Carelia orientale. L'Unione Sovietica si impegnava a non ostacolare il consolidamento della Finlandia nelle Isole Åland, a condizione che nessun paese straniero fosse coinvolto nel processo.
Dopo aver ricevuto il documento, la delegazione finlandese si era recata in patria per ricevere le istruzioni. Stalin contava sulle concessioni da parte del Paese confinante.
Ricordando che l'indipendenza della Finlandia non era stata avanzata né dall'Impero nè dal governo provvisorio, ma dai bolscevichi, aveva lanciato un monito ai finlandesi con queste parole: "Dal momento che non è possibile spostare Leningrado, chiediamo che il confine venga portato ad una distanza di 70 chilometri da Leningrado… Chiediamo 2.700 kmq ed in cambio offriamo più di 5.500 kmq".
Scelta senza opzioni
Sebbene le motivazioni delle azioni del Cremlino fossero chiare alle autorità finlandesi, queste avevano rifiutato la proposta di Mosca. Capire nell'adozione di questa scelta fatale il ruolo svolto dai partner occidentali è una questione che richiede ulteriori studi. Dopo tutto, né la Gran Bretagna né la Francia né la Germania erano interessate a rafforzare la posizione dell'Unione Sovietica in Europa settentrionale.
A sua volta il Cremlino non aveva intenzione di aspettare l'esito di questa "strana guerra" in Europa e quale delle grandi potenze trasformasse la Finlandia nel suo satellite. Dal momento che la richiesta di Mosca di spostare il confine da Leningrado e di accettare l'affitto della penisola Hanko era stata respinta dai finlandesi, l'Urss ha dovuto scegliere tra due soluzioni: una cattiva (risolvere la questione con mezzi militari) e una molto cattiva (lasciare lo status quo). Pertanto Stalin, che a lungo aveva cercato di evitare la guerra e dopo essersi impegnato in negoziati lunghi e difficili senza successo, dei due mali scelse quello minore. Se avesse preso una decisione diversa, il destino di Leningrado nel 1941 sarebbe stato ancora più triste.