La notizia è trapelata soltanto ieri, ma è ufficiale. Il quotidiano britannico Daily Mail riferisce che il dogfight è avvenuto tra i 3.000 e i 10.000 metri di quota sull'Oceano Pacifico, vicino alla base Edwards, in California.
Secondo il rapporto di cinque pagine stilato dal pilota, il jet si è dimostrato "completamente inadatto al combattimento ravvicinato" e ha "problemi aereodinamici". Il caccia, infatti, alza troppo lentamente il muso durante il combattimento, un particolare che rende difficile colpire l'avversario in volo. Non solo. A lasciare sbigottito il pilota è stato anche il nuovo casco, un oggetto da 500mila dollari che dovrebbe permettere di avere una visuale a 360 gradi. "Troppo ingombrante — ha detto il pilota — non permette di muoversi agilmente nell'abitacolo".
Il rischio potrebbe essere elevato anche se, in teoria, l'F-35 dovrebbe essere dotato di un sistema che lo rende invisibile ai radar nemici, non si può escludere a priori che i nuovi caccia non arrivino mai al contatto ravvicinato con il nemico.
Ciò nonostante, il Pentagono non arretra di un millimetro dalla scelta d'investire 390 miliardi di dollari. Il generale di divisione aerea Jeffrey Harrigian, direttore dell'Integration Office dell'F-35 al Pentagono, ha annunciato che i test continueranno, confermando che il progetto del jet di Lockheed-Martin rappresenti un miglioramento rispetto a quello dell'anziano F-16. Quest'ultimo rappresenta uno dei maggiori successi dell'industria della Difesa Usa. Costruito in 4.540 esemplari e ancora oggi usato da ancora oggi oltre 25 forze aeree oltre alla statunitense. Costa peraltro quasi un decimo dell'F-35 che nella versione più costosa, la C per le portaerei, ha un prezzo di 116 milioni di dollari (98 milioni la A e 104 la B) contro i 14,4 di un F-16.
E sullo sfondo delle polemiche che continuano sul nuovo jet statunitense, si presenta il riarmo russo, che pare avere iniziato la produzione di un jet da combattimento migliore sia dell'F-35 che del vecchio F-16.