Dal lato del paese mediterraneo si vorrebbe — grazie o a un accordo ponte o a un accordo più organico e a lungo termine ottenuto all'ultimo momento — evitare la completa scomparsa della liquidità dal sistema bancario e di conseguenza evitare situazioni di vero e proprio panico tra la popolazione. Dal punto di vista di Bruxelles si vorrebbero invece evitare le conseguenze di un voto negativo al referendum proposto dal governo Tsipras.
1) La richiesta di salvataggio biennale da parte del fondo europeo "salva stati" (European Stability Mechanism — ESM).
2) La richiesta d'impegni precisi sulla ristrutturazione del debito pregresso della Grecia.
L'aspetto fondamentale che si nota in questa controproposta — e secondo chi scrive non è un caso — è che chiedendo il salvataggio tramite il fondo ESM si tagliano fuori dalle trattative proprio il FMI e la BCE. Quindi si eviterebbe che eventuali "terzi incomodi", successivamente, disconoscano quanto concordato tra Commissione Europea e Grecia e pretendano misure più forti se non addirittura punitive.
Il presidente dell'Eurogruppo Dijssembloem ha dichiarato che questa proposta greca verrà analizzata questa sera alle diciannove dai ministri finanziari dell'area euro. Ben difficilmente — a parere di chi scrive — l'esito potrà essere favorevole. Questo per l'ovvia ostilità di paesi come la Finlandia che già in passato ha visto i suoi rappresentanti lanciarsi in dichiarazioni di fuoco contro la Grecia sia per la paradossale ostilità di paesi come la Spagna e il Portogallo che in passato si sono dovuti sottoporre alle terribili attenzioni della cosiddetta Trojka. Da notare inoltre che il governo spagnolo trovandosi a pochi mesi dalle elezioni teme che un trattamento eccessivamente favorevole per la Grecia favorisca alle elezioni politiche il partito anti austerità Podemos. Ben difficilmente dunque la controproposta di Tsipras sarà accolta e molto probabilmente il gioco del cerino tra Bruxelles e Atene è destinato a continuare.